Reddito di cittadinanza e quota 100, il tour M5S per spiegarli: le storie e le paure

Gli incontri pubblici degli eletti 5 stelle, in giro per rispondere alle domande dei cittadini. A Soccavo tra racconti di ordinaria precarietà, dubbi e rassicurazioni

In giro per spiegare alla gente il reddito di cittadinanza e quota 100. Un tour dell’orgoglio e contro il pregiudizio, degli eletti 5 stelle. “Sono una rivoluzione, ma – si sfoga il senatore Vincenzo Presutto – continuano ad attaccarci. Il livello di attacco è cresciuto man mano che venivano approvati”. Vanno lontano dai riflettori, nelle periferie poco illuminate. Ieri al centro sociale Aias di Soccavo, nella marginalità di Napoli ovest. Stasera a San Sebastiano al Vesuvio. Tra il pubblico trovi pensionati e precari. Si dialoga e qualche volta si litiga pure. Perché a queste latitudini, le promesse sono una lama nella carne viva. “Ho 56 anni – racconta un marittimo- la settimana prossima mi ritirano il libretto di navigazione perché inabile, a causa di un ginocchio usurato, avrò 500 euro di pensione”. Il clima non è certo da scampagnata, fioccano domande e paure. “Io non posso fare richiesta per il reddito per pochi euro, come faccio?” si angoscia un altro. Certo “tutto si può perfezionare in questa legge”, come ricorda l’europarlamentare Isabella Adinolfi. Ma le risorse non sono infinite, e ribadirlo è l’ingrato compito di questi incontri. “Anche se non rientro nei requisiti del Rdc – puntualizza la deputata Teresa Manzo – posso comunque accedere al percorso di formazione. I centri per l’impiego comunicheranno tra loro in tutta Italia e migliorerà l’offerta, oggi un centro per l’impiego non comunica con quello di residenza, quello di Napoli non parla con quello di Sorrento”. Tante sono le storie di un’umanità sempre più laterale. Sono i figli della Napoli post industriale, la generazione che aspettava reti di protezione sociale, è invece vive a strapiombo sul vuoto della storia. Presutto rievoca la “dignità operaia”, che consentiva ai “figli di fare l’università” anche a San Giovanni a Teduccio, da dove viene lui. L’ambizione declamata è riannodare i fili di un patto, il contratto strappato tra Stato e cittadini abbandonati.

 

Ma cosa vogliono questi grillini, al netto di quanto serpeggia sui media? “Vogliamo dare soldi a chi non ha soldi” spiattella senza perifrasi Tommaso Malerba, consigliere regionale. Perché il sospetto rimane in penombra: quei 7 miliardi di euro, destinati al Rdc, potevano e dovevano sfamare altri stomaci, meno allenati al digiuno. Voracità insaziabili, i cui banchetti sono un mito fondativo del M5S. “E le coperture? Le abbiamo trovate. – dice un irridente senatore Sergio Puglia- Ora hanno iniziato a inventarsi che i centri per l’impiego non funzionano, sai le file? È normale fare le file, per 30 anni non li avete fatti funzionare. Dal 2001 non è funzionato più nulla e guarda caso hanno preso piede le agenzie private del lavoro interinale”. Qualcuno sceglie l’approccio dialettico, come il senatore Sergio Vaccaro, rivolto alla platea: “A cosa serve il reddito di cittadinanza?”. “Serve a sottrarsi al ricatto del lavoro clientelare” risponde duro uno, additando l’egemonia del caporalato politico: io do una “fatica” a te, tu dai il voto a me. “Questa misura – interviene un attivista – nasce dai livelli di povertà dovuti alle diseguaglianze”. E intanto bisogna pararsi dai colpi della disinformazione. “Per accedere al reddito – osserva un uomo – bisogna avere la residenza, ma così proprio i senza fissa dimora vengono esclusi”. “Chi non ha residenza – replica Manzo – la può chiedere presso la casa comunale, come già prevede la legge”. Convincere gli scettici è una scommessa appena all’inizio.

Gianmaria Roberti


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