Primo sì alla Cirin-nì, ok al Senato col gioco delle parti Renzi-Alfano – Video

Dopo il patto tra Pd e Ncd scontato il via libera: 173 voti favorevoli, 71 contrari e nessun astenuto. Ora il testo va alla Camera. Intanto il taglio di adozioni e obbligo di fedeltà aiuta sia Angelino che Matteo. Il premier 4 anni fa si dichiarava contrario al fatto che gli omosessuali potessero adottare figli

Uno scontato via libera del Senato alle unioni civili depotenziate dallo stralcio delle adozioni e dell’obbligo di fedeltà, l’anacronistica disposizione che tuttavia avrebbe reso più vicine al matrimonio le unioni tra persone dello stesso sesso. Il ddl Cirinnà, o a questo punto “Cirinnì”, passa con 173 voti favorevoli, 71 contrari e nessun astenuto. Il provvedimento ora viene trasmesso alla Camera. I 173 sì alla fiducia sulle unioni civili arrivano con 245 senatori presenti e 244 votanti, come comunicato dal presidente Pietro Grasso in Aula.

Un applauso dai banchi del Pd segna l’annuncio dell’ok alla fiducia. Ma il testo non sarebbe passato senza il patto tra Renzi e Alfano. L’ex delfino di Berlusconi incassa il doppio stralcio come dote per il suo (mini) elettorato moderato. Il premier viene sollevato dall’ingrato compito di passare per troppo liberal. Hai visto mai? In fondo appena 4 anni fa la pensava proprio come il sodale di governo, come mostra il video girato all’epoca della prima candidatura alla segreteria del Pd. Renzi era contro le adozioni gay, e chissà se ha cambiato idea nel frattempo.

 

DAL FAMILY DAY AL DDL CIRINNA’, LE GIRAVOLTE DI RENZI – Tutti possono cambiare idea, ma in tema di diritti lgbt Renzi si dimostra ondivago e, come ogni politico, pronto alle più ardite giravolte. Da presidente della Provincia di Firenze in quota Margherita, nel 2007 il boy scout Matteo dichiarò l’adesione al family day “a titolo personale”. In piazza San Giovanni a Roma “si riunirà tutto il mio mondo, dagli Scout ai Focolarini alle imprese cattoliche, insomma io ci sarò comunque, anche se solo idealmente”. Tre settimane dopo, alla presentazione del libro Gesù di Nazareth di Joseph Ratzinger insieme ad un campione di progressismo come Giuliano Ferrara, Renzi spiegò che  ”c’è uno sguardo carico di ideologia sulla famiglia. Tutto ciò che viene detto dalla Chiesa viene visto come ingerenza. Non c’è bisogno di essere cattolici per difendere la famiglia”. Passano tre anni e da sindaco di Firenze vola alle Invasioni Barbariche su La 7, dove ribadisce: “Io non sono d’accordo col matrimonio omosessuale, la penso come quel pericoloso reazionario di Barack Obama; perché penso che il matrimonio sia l’unione di una donna e di un uomo”. Posizioni mantenute almeno fino al 2012, quando tenta la prima scalata al Nazareno, sconfitto però da Bersani. Dagli anni della chiusura si arriva però al ddl Cirinnà. In apparenza, un cambio di 180 gradi. Ma con Renzi mai dire mai: sul filo di lana il testo viene amputato di due disposizioni fondamentali, per accontentare Ncd. E il premier torna indietro di alcune caselle, facendo anche la figura di chi ha provato a promuovere i diritti civili. O a giocare un’altra partita di poker.

 

“IMPEDITA RIVOLUZIONE CONTRONATURA”: BUFERA ALFANO – Se Renzi fa la parte di chi abbozza, a ravvivare la giornata ci pensa Alfano, quello che a questo giro porta a casa il bottino.   Stamattina, il titolare del Viminale si è guadagnato la ribalta. “È stato un bel regalo all’Italia avere impedito che due persone dello stesso sesso cui lo impedisce la natura, avessero la possibilità di avere un figlio. Abbiamo impedito una rivoluzione contro natura e antropologica, credo sia stato un nostro risultato”. E’ il sigillo finale. Inutile dire che si scatena un’altra bufera.

(Foto Monica Cirinnà/Fb-Video da Youtube)

 

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