Primarie, Minniti si ritira. Figuraccia renziana: Matteo verso la scissione

L’ex ministro degli Interni avrebbe chiesto all’area dell’ex premier un documento che stoppasse le voci di una prossima fuoriuscita di Renzi dal partito. Al rifiuto, la decisione di rinunciare alla candidatura. Renzi e i suoi guardano ad un nuovo soggetto moderato e anti sovranista, che raccolga anche pezzi di Forza Italia

Primarie, Marco Minniti si ritira  e per il Pd – fatto insolito – è il caos. Una giornata turbolenta, all’insegna di un’altra figuraccia renziana, con Renzi e i suoi verso la scissione moderata, forse già a gennaio. L’ex ministro degli interni, in un’intervista a Repubblica, spiega la rinuncia come gesto “per salvare il partito“. “Quando ho dato la mia disponibilità alla candidatura sulla base dell’appello di tanti sindaci e di molti militanti che mi hanno incoraggiato e che io ringrazio moltissimo – spiega-, quella scelta poggiava su due obiettivi: unire il più possibile il nostro partito e rafforzarlo per costruire un’alternativa al governo nazionalpopulista“. Ma nonostante fosse chiaro dall’inizio che le prossime primarie saranno l’ennesima grande ammucchiata, Minniti se ne rende conto solo ora. Decisiva, però, sembra la rottura con l’area renziana, che lo appoggiava.

“Troppi candidati, nessuno al 51%” – afferma Minniti-. Resto convinto in modo irrinunciabile che il congresso ci debba consegnare una leadership forte e legittimata dalle primarie, tutto questo con così tanti candidati potrebbe non accadere”. Da quanto si apprende, lo strappo si è consumato ieri, quando Minniti ha chiesto a Luca Lotti e Lorenzo Guerini un documento che stoppasse le voci di una prossima fuoriuscita di Renzi. dal partito. Una richiesta a cui, però, sarebbe stato opposto un rifiuto. La circostanza moltiplica gli indizi sulla scissione. Forse già a gennaio, l’ex leader del Nazareno fonderà un nuovo soggetto, aggregando quanto resta di Forza Italia. Una formazione moderata e anti sovranista di centro.

 

 

RENZI: NON FARO’ IL BURATTINAIO AL CONGRESSO. “Oggi i media parlano di nuovo delle divisioni del Pd. E naturalmente c’è sempre qualche fonte anonima che dà la colpa a Renzi. Strano”. Matteo Renzi spiega la sua posizione con un post Facebook.
“Mettiamo le cose in fila- scrive-. Dopo le elezioni io mi sono dimesso. Ho spiegato in un lungo discorso all’Assemblea Nazionale ciò che secondo me ho sbagliato e ciò che abbiamo fatto bene. Ma mi sono assunto io la responsabilità per tutti.  Da quel momento ho fatto la mia battaglia da senatore dell’opposizione. Perché tale sono stato eletto non da qualche corrente ma dai cittadini del mio collegio. Non mi nascondo, io. Se devo fare una battaglia la faccio a viso aperto, io”.
“Ma proprio per questo – aggiunge Renzi – ho detto ai miei amici: non farò mai il capo di una corrente. Faccio una battaglia sulle idee, non per due poltrone interne. Per me le correnti sono la rovina del Pd. Le correnti potevano andar bene nei partiti del Novecento: nella Dc o nel Pci. Oggi le correnti non elaborano idee ma proteggono gruppi dirigenti. E tutta la mia esperienza, fin dai tempi delle primarie da Sindaco, dimostra che io sono abituato a rischiare in prima persona, non a chiedere il permesso a qualcuno. Per cui: chiedetemi tutto ma non di fare il piccolo burattinaio al congresso del Pd”.
“Chi vincerà avrà il mio rispetto- assicura-. Quello stesso rispetto che non ho avuto quando – dopo aver vinto due volte col 70% – sono stato attaccato dal fuoco amico dal giorno dopo. Quello stesso rispetto che non ho avuto quando – vittima ancora oggi di una campagna social vergognosa – la mia famiglia è stata trascinata in un fiume di fango su cui pochissimi nel gruppo dirigente hanno avuto il coraggio di esporsi. Mentre esponenti dei servizi segreti tramavano contro di me per il tramite di mio padre, larga parte del gruppo dirigente discuteva del mio carattere. Eddai”.

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