Pozzuoli, Vulcano Solfatara: Violate le norme di sicurezza, a rischio lavoratori e visitatori

 

Perplessità e dubbi sulla carenza di controlli da parte degli organismi di vigilanza territoriali

Una perizia adeguata per l’applicazione rigorosa delle norme di sicurezza per chi si reca nel Vulcano Solfatara di Pozzuoli. Un vulcano attivo gestito da una società privata.  E’ la  richiesta  presentata al Gip Claudia Picciotti dai Pm Anna Frasca e Giuliana Giuliano della sesta sezione della Procura della Repubblica di Napoli che indagano sul tragico incidente accaduto lo scorso Settembre.  Persero la vita, precipitando in una cavità piena di gas venefico, Lorenzo Carrer, di 11 anni, il padre Massimiliano, 45 anni, che si calò nella voragine apertasi sotto i piedi del figlio a causa disgregazione del sottosuolo, e la madre del ragazzino, Tiziana Zaramella, di 42 anni che dopo avere inutilmente allungato la mano per afferrare il marito decise, anche lei di scendere nella fossa della morte. La crosta di terreno sulla quale i Carrer  stavano camminando era molto fragile, a causa dell’ erosione interna e, forse, anche dalle intense piogge del giorni precedenti. Tantissime le violazioni e le criticità rilevate dalla magistratura:  “Sono state realizzate dalla società che gestisce il sito, strutture sportive e tecnico-ricettive senza alcuno studio specifico dei rischi, esponendo i terzi avventori al pericolo di inalazione di gas ed al pericolo di esposizione alle frane” – evidenziano gli inquirenti.  E proprio per una frana è morto Lorenzo, che voleva scattare una foto alla fangaia, e i suoi genitori, per tentare di salvarlo. È anche emerso un altro fatto gravissimo: la polizza assicurativa per fronteggiare eventuali incidenti era assimilabile a quella che si stipula per garantirsi dagli incidenti stradali, pari a 3 milioni di euro. Già dai primi accertamenti apparvero carenti le misure di sicurezza presenti nella struttura. Il 26 ottobre il gip del Tribunale di Napoli, su richiesta del procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, decise di  sequestrare l’intera area di proprietà. Dalla perizia emerge che la società che gestisce il vulcano Solfatara era a conoscenza della pericolosità rappresentata dalla presenza dei gas e della possibile apertura di voragini. Ciononostante non c’erano norme di sicurezza che avrebbero potuto salvare la vita alla famiglia Carrer, ai dipendenti in servizio, ai vulcanologi che lì hanno strumenti per rilievi geotermici. Nell’area c’è anche un camping e un punto ristoro. Anche queste due strutture erano esposte ai rischi. Nel 2004, inoltre, sempre secondo quanto emerge dall’attività di indagine degli inquirenti, coadiuvata da esperti del settore, c’era stato un altro crollo, proprio nello spesso punto dove è morta la famiglia Carrer. “I dipendenti, inoltre, ogni qualvolta si apriva una cavità, la riempivano con materiale di risulta” – evidenziano gli inquirenti.  Interventi superficiali, talvolta anche peggiorativi come il posizionamento a terra di pali di delimitazione che acceleravano di sgretolamento del suolo in quanto determinavano un ristagno di acqua. Non ultimo, i mezzi di soccorso erano impossibilitati all’ingresso nella struttura a causa dell’inaccessibilità del varco. Tanti i dubbi, le perplessità, le domande. Che ruolo hanno svolto gli organismi di vigilanza territoriali come l’Asl, l’Ispettorato del Lavoro, la polizia municipale del Comune di Pozzuoli? Perchè in una grande struttura aperta al pubblico non sono stati mai effettuati dei sopralluoghi ispettivi per la garantire il rispetto delle norme sulla sicurezza?

                                                                                                              Ciro Crescentini

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