L’ex parlamentare della Sinistra, Giancarlo Giordano: “Solo l’Usb ha avuto il coraggio di denunciare, assenti i confederali”
Inquietante il silenzio delle organizzazioni sindacali confederali e di categoria di Cgil, Cisl e Uil di Avellino, Napoli, Campania e Nazionale, in merito all’arresto del Capo dell’Ispettorato Interregionale del Lavoro di Napoli e della Campania, Renato Pingue. Un arresto che non ha sorpreso, invece, i lavoratori della logistica dell’impresa Capaldo e l’Unione Sindacale di Base, in prima linea nel denunciare la violazione dei diritti, soprusi, vessazioni. Lavoratori e Usb di Avellino e Nazionale, senza giri di parole, chiesero le dimissioni del Capo degli Ispettori, Pingue.
Proprio su impulso di quelle denunce, si è attivata la Procura della Repubblica irpina. Lavoratori che avrebbero subito soprusi e atti vessatori. Ecco cosa scriveva il Coordinamento Nazionale Lavoro dell’Unione Sindacale di Base lunedì, 18 aprile 2016. (LEGGI QUI)
FIGLI E FIGLIASTRI. Tutti hanno famiglia. I lavoratori della logistica degli appalti Capaldo, no. Ecco perché Pingue se ne deve andare
“…Succede ad Avellino che dopo dieci anni che un gruppo di lavoratori ha lavorato senza che fosse garantita la loro integrità fisica; che il loro lavoro non fosse pagato come previsto dal contratto; che, anzi, di fatto siano stati pagati a cottimo: “un tanto al pezzo”; che abbiano lavorato senza alcun rispetto degli orari di lavoro e di tutti i possibili istituti previsti dalla legislazione sociale, prima che dai contratti.
questi lavoratori hanno visto praticamente ogni anno cambiare il loro datore di lavoro nominale senza che mai cambiasse nulla – né le condizioni di lavoro, né il reale utilizzatore del loro lavoro, la Antonio Capaldo S.p.A. .
MINACCE
Succede che: quando, con le lusinghe e con le minacce, si vuole mettere una pietra tombale sul passato con il classico piatto di lenticchie. Questi lavoratori non ci stanno e scendono in lotta sostenuti da USB lavoro privato rivendicando salario, diritti e dignità. Quello che questi lavoratori lamentano è di una gravità assoluta ed un riscontro nella realtà di quanto denunciato, non solo comporterebbe una serie di provvedimenti amministrativi e penali a carico dei responsabili. Comporterebbe la stessa messa in discussione delle esternalizzazioni – degli appalti – in questione della Capaldo. Che non solo non potrebbe chiamarsi fuori da cosa è avvenuto a chi ha lavorato per essa. Ma potrebbe essere chiamata direttamente dai lavoratori ad assumersi le proprie responsabilità ed a provvedere alla loro assunzione diretta.
SCIOPERO
Scioperano, presidiano i cancelli della Antonio Capaldo S.p.A., manifestano e chiedono alle Autorità di intervenire. Lo chiedono al Prefetto e lo chiedono alla Direzione Territoriale del Lavoro Ovvero a chi è preposto a garantire il rispetto delle leggi in materia di lavoro. Una vicenda complessa che richiederebbe soprattutto da chi riveste responsabilità pubbliche un comportamento sollecito, efficace , limpido e soprattutto privo di conflitti di interesse. E’ una richiesta più che giustificata.
ASSUNZIONE
Certo, non aiuta a fugare i cattivi pensieri che, mentre questa vicenda si trascina dalla prima metà dell’ottobre scorso, la Antonio Capaldo S.p.A. abbia assunto alle proprie dipendenze con contratto a tempo pieno e indeterminato l’11 gennaio 2016 il signor Luca Pingue.
Sicuramente persona degnissima he però ha la ventura di essere proprio il figlio di Renato Pingue, Direttore di quella Direzione Territoriale del Lavoro. Ed assunto proprio mentre l’ Ufficio dà riscontro dei torti lamentati dai lavoratori.
Coincidenza? Certo, sicuramente una coincidenza (!). Strana molto strana ma si sa a volte la realtà supera ogni malevole fantasia.
DIRITTI
L’Unione Sindacale di Base, considerata la continua distruzione dei diritti, come nel caso dei lavoratori della Capaldo, ritiene che c’è sempre più bisogno di istituzioni che tutelino i lavoratori sempre più sfruttati con orari di lavoro insostenibili, salari bassi e senza diritti. Pertanto, è opportuno che il direttore Pingue che non riesce a garantire il rispetto dei diritti faccia un passo indietro nella gestione della Direzione territoriale del lavoro di Avellino e se non lo fa glielo faccia fare il ministro Poletti”.
Lavoratori che lottavano per i diritti, la loro dignità mentre i sindacati confederali e di categoria, in primis la Cgil, tacevano. Così come non è stato chiarito il ruolo svolto dai rappresentanti sindacali della confederazioni presenti nella Commissioni di conciliazione della Direzione Territoriale del lavoro quando venivano presentati dalle aziende atti transattivi che non tenevano conto delle reali spettanze salariali previste dai contratti nazionali di lavoro.
Sulla vicenda è intervenuto Giancarlo Giordano (nella foto) l’ex parlamentare della sinistra che presentò un articolata interrogazione al ministro del lavoro, Giuliano Poletti. Una risposta mai arrivata.
“Per onestà intellettuale devo però dire che questa battaglia va ascritta principalmente, se non unicamente, alla forza e alla tenacia dei lavoratori e della Usb che è stato l’unico sindacato che ha prodotto atti forti, non balbuzienti, non mediati – puntualizza Giordano in un’intervista a “Il Ciriaco” – Di fronte a fatti di una gravità reale come quelli descritti all’epoca e ricostruiti oggi dalla magistratura, non c’è mediazione che tenga. La mia interrogazione ha rappresentato solo un momento di ascolto dei lavoratori e uno strumento per dare un livello istituzionale ad una battaglia tutta loro”. “Quando mi hanno raccontato quello che accadeva ai lavoratori della logistica, le segnalazioni e le denunce mi sono arrivate soprattutto dall’Unione sindacale di base, insieme ai compagni di Avellino, ho ascoltato le loro ragioni, verificato le fonti, attivato l’ufficio ispettivo della Camera dei Deputati che ha valutato la possibilità di un’azione di sindacato ispettivo, ho partecipato alle loro assemblee – sottolinea Giordano- Certo c’è stato chi ha preferito non guardare, ma anche chi, come me, ha deciso di non voltarsi dall’altra parte. La parte più amareggiante di questa vicenda è che ci sia stato solo il sindacato di base a battagliare, e troppi silenzi da parte di altre organizzazioni. E’ inutile oggi fingere di essersene occupati quando non si è fatto nulla al tempo in cui serviva intervenire – afferma Giordano – Bisognava agitarsi ieri, non oggi perché quando si parla dell’Ispettorato del lavoro si parla delle garanzie dinamiche di chi deve tutelare i lavoratori nel preciso momento in cui ne hanno bisogno. Oggi è troppo comodo fare qualche comunicato o indignarsi su facebook”. Un atto di accusa nei confronti di Cgil, Cisl, Uil confederali e di categoria che non hanno assunto una posizione netta sulla vertenza e sul ruolo del Capo dell’Ispettorato. Giordano si sofferma sulle condizioni di lavoro dei lavoratori degli appalti e della logistica. “Quello della logistica in tutto il Paese, non solo in Irpinia, è un terreno da indagare assolutamente. C’è un sistema di esternalizzazione che rende precario e oscuro tutto l’impianto di garanzie che istituzioni come l’Ispettorato del Lavoro devono assicurare in maniera ferrea – puntualizza Giordano – Nel caso specifico, c’è la magistratura che indaga su eventuali responsabilità penali, ma restano le conseguenze sociali su cui dovrebbero intervenire le organizzazioni sindacali e la politica tutta”.