Aumentano i casi di contagio all’interno delle case circondariali
Continuano le iniziative di lotta dei detenuti e dei comitati di lotta dei familiari dei carcerati e degli attivisti sociali davanti alle carceri di Poggioreale e Secondigliano a Napoli. “La salute è un diritto di tutti/e, amnistia e indulto”, si legge sullo striscione esposto in strada davanti agli ingressi delle case circondariali.La protesta è stata promossa per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sui pericoli derivanti da un eventuale contagio negli istituti di pena. Il coronavirus fa paura soprattutto per le scarse precauzioni denunciate dagli attivisti. “La Polizia Penitenziaria, tutti i giorni, – ha gridato con il megafono uno dei manifestanti – entra ed esce dal carcere senza alcuna protezione. I detenuti devono tornare urgentemente a casa, la salute è o no un diritto di tutti?” Significativa la lettera di un giovane detenuta letta durante il presidio di lotta.
“La Campania? E’ la seconda regione d’Italia per numero di carceri ed è la seconda per sovraffollamento dopo la Lombardia. Parliamo di 7374 detenuti in totale, 1300 unità in più della capienza regolamentare”. L’allarme è lanciato da Luigi Romano, presidente di Antigone Campania all’agenzia Dire. La preoccupazione dei detenuti è molto forte dopo che la scorsa domenica è stata accertata la prima positività al Covid-19 di una persona reclusa in un penitenziario campano, il carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). Si tratta di una delle strutture più sovraffollate della Campania insieme a quelle napoletane di Secondigliano e Poggioreale. Cosa potrebbe succedere? Secondo Romano il rischio è concreto. “Le carceri possono diventare delle bombe epidemiche, questo è problema da non sottovalutare”. E non lo hanno sottovalutato i detenuti stessi. Dopo il primo caso di coronavirus, infatti, la tensione nelle strutture campane è alta.