Napoli, direttore generale ospedale Cotugno: “In rianimazione solo 2 persone anziane che hanno altre patologie al di là del covid”

Ad oggi sono 12 i ricoveri in terapia sub intensiva (su una disponibilità di 8 posti letto) e 2 i pazienti in terapia intensiva di cui 1 intubato.

Psicosi, false notizie e terrorismo mediatico hanno provocato una ressa davanti all’Ospedale Cotugno di Napoli per fare il tampone. Oltre 150 persone in fila.  Il direttore generale dell’Azienda dei Colli, Maurizio Di Mauro, da cui dipende l’ospedale Cotugno lancia un appello. ”Chi torna e non ha alcun sintomo non deve assolutamente venire qui per fare il tampone ma deve andare a casa e contattare la propria Asl che nel giro di 24-48 ore effettuerà il tampone”. Due i motivi evidenziati da Di Mauro per cui non bisogna recarsi al Cotugno. ”Venendo qui, inevitabilmente si creano assembramenti che possono essere pericolosi perché se in fila ci sono positivi possono trasmettere il virus e poi – ha aggiunto – così siamo costretti a distrarre personale, già stanco perché in questi mesi non si è fermato mai, per assolvere a un compito che non è degli ospedali e inoltre così si mette in discussione la tracciabilità del processo”. Di Mauro ha rimarcato che devono ”correre al Cotugno solo le persone che rientrano già con sintomi quali febbre, tosse, senso di oppressione e difficoltà respiratorie. A loro offriremo tutta la nostra disponibilità e competenza”. Il dirigente fornisce gli aggiornamenti sui ricoveri.  Ad oggi sono 12 i ricoveri in terapia sub intensiva (su una disponibilità di 8 posti letto) e 2 i pazienti in terapia intensiva di cui 1 intubato. ”Si tratta – ha spiegato Di Mauro – di persone molto anziane che hanno altri fattori di morbilità seri e pertanto sono in rianimazione al di là del covid”. Esauriti invece i posti letto in degenza ordinaria che registra 16 ricoverati. ”I tamponi a chi rientra da Paesi a rischio e dalla Sardegna che ora è diventata uno dei focolai di maggiore diffusione nazionale – ha affermato il dg – stanno creando le condizioni favorevoli perché non si abbia un’ampia diffusione del contagio”.

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