Palazzo San Giacomo non ha ancora avviato i progetti di utilità collettiva
L’amministrazione comunale di Napoli non si è ancora attivata per l’utilizzo dei disoccupati beneficiari del reddito di cittadinanza nei progetti utilità collettiva, attività lavorativa che secondo le normative vigenti dovrebbero essere svolte per un massimo di 16 ore settimanali, pena la revoca del reddito. Intanto, a Napoli c’è la richiesta da parte della collettività di vivere in una città più pulita, senza rifiuti per strada e con giardini e verde pubblico costantemente curati. L’ente di Palazzo San Giacomo potrebbe attivare progetti di utilità collettiva approvando un’apposita delibera che definisca la tipologia delle attività da realizzare, le risorse e gli strumenti necessari per avviarle e le competenze dei soggetti da coinvolgere, individuando ambiti di intervento in cui sviluppare le progettazioni: Sociale, Culturale, Artistico, Ambientale, Formativo e Tutela dei beni comuni. I beneficiari del Reddito potrebbero essere utilizzati nella piccola manutenzione dell’arredo urbano, dei parchi pubblici e dei giochi per bambini; pulizia dei cortili scolastici; rimozione dei graffiti dagli edifici pubblici; la cancellazione delle scritte dai muri della città guardiania nelle scuole e nei luoghi pubblici); la collaborazione nel conferimento dei rifiuti. Progetti già approvati in altri comuni.
Il governo cittadino guidato da Luigi de Magistris è fermo. I consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle, Marta Matano e Matteo Brambilla hanno presentato un’interrogazione al sindaco de Magistris per sapere “quali iniziative e progetti l’amministrazione intende introdurre per ottimizzare le risorse umane”. Cosa prevede il decreto sul reddito? All’articolo 4 del decreto legge 28 gennaio 2019 si legge che ciascun beneficiario del reddito di cittadinanza “è tenuto ad offrire la propria disponibilità per la partecipazione a progetti a titolarità dei Comuni, utili alla collettività, in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni, da svolgere presso il medesimo Comune di residenza”. Una sorta di volontariato obbligatorio, quindi, da svolgere per “un numero di ore compatibile con le altre attività del beneficiario e comunque non superiore al numero di sedici settimanali”.
Gli enti locali, si legge infine nel decreto, devono avviare le procedure per istituire questi progetti “entro sei mesi”. In estrema sintesi, il compiti del Comune di Napoli legato al Reddito di Cittadinanza sono quelli di: verificare i requisiti di soggiorno e residenza dei richiedenti la misura (residenza in Italia da almeno 10 anni di cui gli ultimi due in modo continuativo); convocare i richiedenti con bisogni complessi entro 30 giorni dal riconoscimento del beneficio; effettuare la valutazione multidimensionale e predisporre il Patto per l’Inclusione Sociale; attivare i progetti di presa in carico sociale anche dei beneficiari che sottoscrivono il Patto per il lavoro ove opportuno e richiesto; entro 6 mesi dell’entrata in vigore del decreto predisporre i progetti di utilità sociale per tutti i beneficiari che abbiano sottoscritto i Patto per il lavoro Patto (massimo 16 ore settimanali); alimentare le banche dati previste nel decreto; segnalare le informazioni sui fatti suscettibili di dar luogo a sanzioni o alla decadenza del beneficio. L’amministrazione comunale tace. Tace l’assessore al lavoro competente. Tace il sindaco.
Ciro Crescentini