M5s festeggia referendum ma emerge la pesante sconfitta alle regionali

Le cifre delle ultime proiezioni sono impietose se confrontate con le ultime elezioni

I principali esponenti del Movimento 5 stelle esultano per la vittoria del sì al referendum costituzionale, che sancisce l’entrata in vigore della riduzione del numero dei parlamentari (da 945 a 600) ma non possono impedire il malumore che serpeggia tra i militanti. Significativi i post di diversi parlamentari che parlano di “disastro” e di rischio “estinzione” del Movimento. Le cifre delle ultime proiezioni in effetti sono impietose se confrontate con le elezioni regionali del 2015 e ancora di più con le elezioni politiche del 2018, in cui M5s trionfò come primo partito. In Liguria, la regione del fondatore Beppe Grillo, i pentastellati sono all’8,1% contro il 24,8% di cinque anni fa e il 31% del 2018. In Veneto il Movimento è quasi sparito con il 2,7% contro l’11,8% del 2015 e il 25% del 2018. Crollo anche in Toscana e nelle Marche, dove la percentuale supera di poco il 7% contro il 15% e il 21% delle ultime Regionali. Resta di poco sopra al 10% in Campania e Puglia, due regioni dove alle ultime elezioni politiche M5s aveva ottenuto percentuali altissime. Ignazio Corrao, europarlamentare M5s, è durissimo: “Che ci sia euforia, tra i miei colleghi, per il risultato del referendum lo trovo fuori luogo e fuorviante. Perché oggi dovremmo tutti stare a testa bassa e riflettere su come ci siamo ridotti a questi numeri e quali sono le responsabilità. Oggi si registra una disfatta senza precedenti del M5s, che dopo aver dimezzato le percentuali alle europee l’anno scorso continua a correre a velocità spedita verso il fondo”. E aggiunge: “Se non si svolta immediatamente (un congresso in realtà andava fatto dopo il disastro delle europee) e si va avanti così, il futuro del fu M5s è qualcosa di simile all’UDEUR“. In sintesi, il Movimenti rischia di trasformarsi in una stampella del partito democratico.

CiCre

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