Il ministro ciellino nella bufera per la vicenda Grandi Opere. Mozione di sfiducia di Sel e M5S. Del Rio: “Sta facendo le sue valutazioni”

ROMA – Cresce l’assedio attorno al ministro ciellino. Un copione mandato a memoria, nel corso di grandi e piccoli scandali della Seconda Repubblica, col timing dell’accerchiamento scandito dall’annuncio di mozioni di sfiducia. Stavolta arriva da Sel e Movimento 5 Stelle. Ma su Maurizio Lupi scende anche il gelo nella maggioranza, dopo lo stillicidio degli stralci dell’ordinanza del gip di Firenze nel filone tangenti sulle grandi opere, le rivelazioni sui regali al ministro, non indagato ma beneficiario di un abito di alta sartoria. Per non parlare del rolex regalato al figlio in occasione della laurea e agli incarichi che, secondo l’indagine, il rampollo avrebbe ricevuto. L’assemblea dei capigruppo al Senato ha deciso all’unanimità che Lupi dovrà riferire in Aula a Palazzo Madama. E nel pomeriggio il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, fa filtrare i primi cedimenti nel bunker di Palazzo Chigi: “Lupi non è indagato, non c’è nessun obbligo da parte del ministro di dimettersi. È chiaro che c’è una valutazione politica che si sta facendo e che si farà in queste ore. C’è la decisione che spetta a un singolo e anche Lupi sta facendo le sue valutazioni”. E anche Renzi, che stavolta non può dribblare la questione con un semplice tweet.

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