Le prime parole dal carcere di Scotti e i segreti di cui non parla: “Temo per la mia famiglia”

Il boss estradato dal Brasile a colloquio con il deputato 5 stelle Nuti: “Voglio reintegrarmi nella società, la mia vita è nelle mani di Dio. Se non fosse stato per quella interrogazione parlamentare dei grillini adesso sarei libero in Brasile”

Varcata la porta del carcere, c’è stato subito l’incontro con una psicologa per l’ex braccio destro di Raffaele Cutolo, che durante il volo per Roma era scoppiato il lacrime, sibilando “la mia vita è distrutta”. Una vita avvolta ancora da un ginepraio di interrogativi. Ecco come si presenta Pasquale Scotti nelle prime ore del ritorno in Italia. Un marcato accento portoghese, con inflessioni napoletane. Persino inedite pulsioni mistiche. In testa una sola ossessione: i rischi per la famiglia lasciata all’altra parte del globo. L’ultimo ritratto dell’uomo dei misteri è svelato da Riccardo Nuti, deputato siciliano dei 5 stelle, in visita all’ex superlatitante appena estradato. Il parlamentare si è trattenuto a colloquio col boss venerdì scorso, dopo la prima notte trascorsa da Scotti a Rebibbia.”Ha detto che finora si è trovato bene, ringrazia per le condizioni del penitenziario” afferma Nuti. L’accoglienza dietro le sbarre era uno dei timori che accompagnavano il boss alla vigilia del ritorno in Italia. “Lui preferiva restare in Brasile – racconta il parlamentare – anche se ritiene che le carceri brasiliane siano più dure di quelle italiane, cosa che non si aspettava. Pensava che il trattamento lì fosse un antipasto di quello che lo attendeva in Italia, ma si è reso conto che qui è trattato meglio”. E se l’impatto con Rebibbia non è stato traumatico, finiscono qui i risvolti positivi nella nuova esistenza del ragazzo di Casoria, catturato dopo 31 anni di latitanza a Recife nel maggio scorso. “Io gli ho fatto qualche domanda – dice Nuti – ma parlava più lui di me. Ha detto che vorrebbe reintegrarsi nella società, perché ha aperto un nuovo percorso della sua vita e ha detto che la sua vita è in mano a Dio. Il Pasquale precedente non c’è più e ha solo intenzione di risocializzare”. Un’aspirazione destinata a restare nel cassetto dei sogni. Almeno fin quando Scotti non si decida ad aprire la cassaforte dei segreti di cui ha la combinazione. Retroscena che potrebbero interessare gli inquirenti ma infastidire chi ne ha protetto i tre decenni alla macchia. E’ proprio nel gorgo di quei misteri che il boss resta imprigionato. E nell’infinita partita a poker con le istituzioni, adesso ogni mossa può costare cara.

 

“Gli ho chiesto se qui si sente tranquillo – spiega il deputato del M5S – lui ha detto che della sua vita non si interessa, perché tanto è in mano a Dio, ma si interessa solo di quella della sua famiglia in Brasile e a quel punto si è commosso. Ha detto che per la moglie e i figli ha preoccupazione. Mi ha fatto capire che lui sa benissimo di poter essere minacciato per questo”. Scotti spalle al muro, col peso di un passato inconfessabile e dei suoi ergastoli. Aprire i rubinetti delle sue verità o tacere per sempre, come l’ex capo Cutolo, che si definisce un sepolto vivo? L’aspetto dimesso e i toni rassegnati riscrivono la biografia del giovane che confessò oltre venti omicidi, nel breve capitolo del suo primo pentimento. Una svolta seguita dal successivo colpo di scena, la fuga dall’ospedale di Caserta. E la scomparsa dalle mappe per oltre 30 anni. E’ l’ultima recita di un re dei bari o un messaggio cifrato a qualcuno? “Mi ha anche detto – aggiunge Nuti -‘se non era per voi io sarei libero in Brasile’. Però ha specificato di sapere che il movimento 5 stelle è un partito nuovo, che si batte per queste cose ed è giusto che le cose siano andate così”. Pasqualino ‘o collier si riferiva all’interrogazione presentata alla Camera lo scorso gennaio dai grillini, in cui si chiedeva conto dei presunti ritardi dell’estradizione. Una recriminazione. Forse l’unico guizzo di un uomo in apparenza schiacciato dalla paura. “Quando ha fatto riferimento a noi 5 stelle – dichiara Nuti – all’inizio ho pensato a una minaccia, ma poi non l’ho percepita come tale, e subito dopo l’ho interpretata nel senso che facesse riferimento a qualcuno al ministero della giustizia che avrebbe potuto lasciarlo lì dove stava. Ma è una mia sensazione e non ho prove. Tra l’altro si è anche lamentato perché, secondo lui, erano scaduti i termini per ottenere l’estradizione”. Adesso Scotti è tornato. E le regole non le può dettare più lui. “Se vuole collaborare con la giustizia – insiste il deputato del M5S – deve essere sicuro che la famiglia sia protetta”.

Gianmaria Roberti

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