“Utilizzano le piattaforme come cassa di risonanza per gridare ed affermare il proprio potere, per intimidire nemici e osteggiatori. Molti danni sono già stati causati e non solo in termini culturali, anche se soprattutto questi sono enormi. Molte risse, sparatorie, accoltellamenti, sono stati gli epiloghi di diverbi nati proprio in rete tra bande di giovanissimi. Quindi ciò che viene proposto sui social non resta imprigionato sugli schermi ma ha influenza sulla vita nel modo reale”.
I social network, in particolare TiK Tok, sono finiti nelle mani di delinquenti, detenuti, bande di criminali, diventando strumenti di propaganda. La denuncia arriva dal parlamentare dell’alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli
“Sulla piattaforma social cinese Tik-Tok sono stati pubblicati diversi video che puntano il dito contro l’ex boss del clan Piccirillo di Mergellina Gennaro Panzuto, detto “Genny Il Terremoto”, da anni collaboratore di giustizia”. Evidenzia, in un comunicato, il deputato Borrelli a cui diversi utenti hanno segnalato i video contro Panzuto.
Il deputato rende noti anche alcuni passaggi di questi video e nel testo di uno di questi contenuti si può anche sentire la seguente frase: “Se eri uno buono non ti buttavi in caserma ma ti facevi la galera zitto e muto – si può ascoltare in alcuni di questi video – appuntandoti la medaglia della tua famiglia. Invece tu hai fatto l’infame, tutto il mondo lo sa che sei un infame”.
“Da anni denunciamo come i social network, – dice Borrelli – in particolare Tik-tok, siano finiti nelle mani di camorristi, anche quelli detenuti, fiancheggiatori, criminali, diventando così strumento di propaganda. Attraverso le immagini, unite a parole(sgrammaticate) ad effetto e a ritmi latini o neomelodici, costruiscono gli ‘idoli’ per ragazzini e nuove leve criminali attirandoli con promesse di soldi, potere, sesso, droga ed armi. Utilizzano le piattaforme come cassa di risonanza per gridare ed affermare il proprio potere, per intimidire nemici e osteggiatori. Molti danni sono già stati causati da tale fenomeno e non solo in termini culturali, anche se soprattutto questi sono enormi. Molte risse, sparatorie, accoltellamenti, sono stati gli epiloghi di diverbi nati proprio in rete tra bande di giovanissimi. Quindi ciò che viene proposto sui social non resta imprigionato sugli schermi ma ha influenza sulla vita nel modo reale”.
“Per questo da tempo chiediamo una moderazione più accorta dei contenuti. Non solo. L’introduzione di una legge che preveda il reato di apologia mafiosa si rende sempre più necessaria”, conclude il deputato dell’alleanza Verdi-Sinistra.