Incidente Amalfi, lo skipper accusato di omicidio colposo e naufragio

Omicidio colposo e naufragio: queste le accuse per il marinaio al timone del gozzo che, al largo di Amalfi, giovedì scorso si è scontrato con un’imbarcazione – il Tortuga – provocando la morte della turista americana Adrienne Vaughan

Lo ha confermato in conferenza stampa il procuratore capo di Salerno Giuseppe Borrelli. Le indagini si concentreranno anche su rotta e velocità dei due natanti, anche attraverso l’eventuale funzionamento di apparati tecnici presenti sulle due imbarcazioni.

“Ascoltati tutti testimoni, anche il marito della vittima” – “Finora l’attenzione degli investigatori si è concentrata sull’audizione delle persone coinvolte o presenti. È stato sentito il marito della vittima, che è ricoverato in ospedale, ovviamente la testimonianza andrà ripetuta perché raccolta in un momento particolare”, ha proseguito il procuratore capo di Salerno.

Nelle prossime ore saranno effettuate ulteriori verifiche anche per quel che riguarda la posizione dello skipper. Il 30enne era risultato positivo ai test tossicologici effettuati in ospedale.


Ma Borrelli ha spiegato che “gli esiti sono al vaglio di un consulente della Procura” perché “qualunque sia stato l’esito di questi esami, occorre verificare l’incidenza”.

Serviranno, quindi, ulteriori accertamenti per capire, eventualmente, a quanto tempo prima possa risalire l’eventuale assunzione di sostanze stupefacenti e se queste possano aver inciso sulle cause dell’incidente. Gli inquirenti, sulla scorta di alcune dichiarazioni raccolte, stanno valutando anche la possibilità di effettuare accertamenti sul cellulare dello skipper. Si attende, invece, l’esito dell’autopsia per capire quali ferite abbiano provocato la morte di Adrienne Vaughan.

I figli della vittima in un albergo con il nonno – “I bambini sono in albergo perché è arrivato in Italia il nonno. Era stata offerta anche ospitalità in una casa famiglia ma sono state concordate con il padre le modalità di custodia dei due bambini”, ha fatto sapere il procuratore Borrelli parlando dei due figli minorenni – una ragazza di 12 anni ed un bimbo di 8 anni – della coppia di turisti americani.

Il comandante del Tortuga: “È stata una manovra suicida” – “Ho visto questa imbarcazione venire dritta verso di noi, ho virato, ho spento i motori, ho provato ad andare indietro. Ma l’impatto è stato inevitabile. Subito dopo ho visto che in mare c’erano la mamma e la figlia, entrambe cadute a causa della collisione. Abbiamo lanciato dei salvagenti, i miei marinai si sono gettati in acqua, hanno aiutato la piccola e la donna che aveva il viso riverso in acqua: era incosciente ma viva. A bordo avevamo dei medici ma i soccorsi sono arrivati subito e hanno recuperato la mamma, la bambina è salita di nuovo sulla loro barca, ha preso la cima, ha legato il gozzo e poi è andata ad abbracciare il fratellino che piangeva. Piangeva tanto”. È il racconto, riportato dal Mattino, di Tony Gallo, comandante e armatore del Tortuga.

Lo skipper, come il marito della donna, erano entrambi leggermente feriti. Il ragazzo si teneva la testa tra le mani e gridava: “la mia vita è finita, io sono finito. E poi mi ha detto: non vi ho visti. Era esaltato. Ho ripercorso nella mia mente quei momenti tante volte per cercare delle risposte. Non capisco la manovra: o aveva inserito il pilota automatico che, per un motivo che ignoro, potrebbe essersi disinnescato oppure ha perso il controllo perché a me è sembrata una manovra suicida“, ha aggiunto Gallo.

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