Ilva, cittadini di Taranto: “Vendola non offendere la magistratura, gli agnelli sacrificali sono stati i bambini”

Marco Boato: “garantismo non significa innocentismo”

Dopo la condanna a tre anni e mezzo per concussione aggravata sul caso Ilva, Vendola ha rilasciato dichiarazioni di fuoco che mettono in dubbio l’operato della magistratura. “Mi ribello ad una giustizia che calpesta la verità” – ha affermato l’ex governatore pugliese scatenando una dura e ferma la reazione dei comitati di lotta dei cittadini di Taranto, delle associazioni e di alcuni esponenti politici.

Vendola dichiara di essere tra gli “agnelli sacrificali”, ma a Taranto sono stati i bambini ad essere gli agnelli sacrificali. Sono state le pecore della masseria Carmine e degli altri allevatori tarantini gli agnelli sacrificali. Sono stati gli abitanti di Taranto gli agnelli sacrificali – affermano i portavoce dei Verdi Mino Briganti, Elvira Sebastio, Fulvia Gravame ricordiamo a Vendola che la sua legge sulla diossina è stata totalmente disapplicata perchè non è stato eseguito il monitoraggio del camino E312. Ricordiamo sempre a Vendola che la sua amministrazione non ha realizzato alcuna indagine epidemiologica. Ricordiamo a Vendola che la Regione Puglia dette parere favorevole all’AIA 2011 che alzava i valori dei macro-inquinanti, portava la produzione a 15 milioni di tonnellate annue nonostante il NOE avesse informato la Regione delle gravi irregolarità che avvenivano all’interno dello stabilimento – sottolineano gli esponenti ambientalisti – Sentire che l’ex presidente della Regione Puglia definisce la giustizia “malata” e che accusa i giudici di aver commesso un delitto, è un grave atto di delegittimazione della magistratura al pari di quello che fa la destra quando va sotto processo come accaduto con Salvini”.

MARCO BOATO: “GARANTISMO NON SIGNIFICA INNOCENTISMO” La sentenza della Corte d’assise di Taranto costituisce una pietra miliare nella ricerca di verità  e giustizia per quanto riguarda la drammatica e tragica vicenda dell’ex-ILVA di Taranto. Ovviamente, gli imputati e i condannati, per ora nel primo grado di giudizio, hanno il diritto di difendersi e, come tali, non hanno l’obbligo di dire la verità, non essendo testimoni nel processo. Tuttavia, lascia sconcertati il modo con cui l’ex-presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, ha inteso rigettare le accuse e la condanna. Neppure una parola sull’insieme del processo e sulle responsabilità  che sono state individuate lungo una vicenda giudiziaria, secondo Vendola la sentenza costituisce ‘una mostruosità  giuridica’ e ‘i giudici hanno commesso un grave delitto’. Queste espressioni superano ogni limite di una difesa di se stesso, che sarebbe stata pur legittima da parte di un imputato e condannato”. Così , in una nota, Marco Boato, componente dell’Esecutivo nazionale dei Verdi.

Chiunque sa che – prosegue Boato – dopo questa prima sentenza, ci saranno altri due gradi di giudizio, prima di eventuali condanne definitive. Ma anche da parte di autorevoli esponenti della sinistra non si sono lette e ascoltate valutazioni che facciano riferimento alla gravità  delle imputazioni, alle drammaticità  riscontrate dall’inchiesta ‘Ambiente svenduto’, alla tragicità  dei decessi causati dall’ex-ILVA. Soltanto un richiamo al garantismo, che evidentemente viene confuso con un malinteso ‘innocentismo’”. “Il ‘garantismo’ – incalza l’ex componente della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati – riguarda il rispetto delle garanzie e delle procedure dello Stato di diritto nel processo, che non risulta siano state violate in lunghi anni di indagine istruttoria e poi nel lunghissimo dibattimento processuale. Da parte di esponenti politici e di Governo, alcuni dei quali hanno avuto gravissime responsabilità  nel cercare di affossare le indagini della magistratura, anche ricorrendo ripetutamente alla decretazione d’urgenza per ostacolare l’operato dei magistrati, ci si aspetterebbe ora una maggiore cautela di giudizio e anche un riconoscimento delle proprie responsabilità  politiche, che vanno al di la  di quelle giudiziarie, sanzionate dalla sentenza di Taranto”.

Certamente – conclude Boato – per le responsabilità  giudiziarie bisognerà  aspettare una sentenza definitiva passata in giudicato. Ma la città  di Taranto, i suoi cittadini e i suoi lavoratori, hanno finalmente ottenuto un riconoscimento della verità  dei fatti e una sentenza di giustizia, seppur ovviamente non definitiva”.

 

L’ASSOCIAZIONE PEACELINK: LA SENTENZA E’ FRUTTO DI UNA LUNGA LOTTA – “La sentenza è il frutto di una lunga lotta a cui abbiamo dato il via nel febbraio 2008, portando in un laboratorio specializzato un pezzo di pecorino contaminato dalla diossina. Il latte di quel formaggio proveniva da pecore e capre che avevano brucato nei pascoli attorno all’Ilva”. Lo sottolinea il presidente di Peacelink Alessandro Marescotti ricordando l’avvio dell’inchiesta della procura di Taranto sfociata ieri nella sentenza di primo grado del processo per il presunto disastro ambientale causato dall’ex Ilva durante la gestione dei Riva. “Decidemmo – osserva l’ambientalista – di metterci alla ricerca del pastore. Una nostra ecosentinella, Piero Mottolese, lo incontrò. Non stava bene. Quel pastore morirà di cancro dopo non molto. Tre anni prima, nel 2005, avevamo scoperto che a Taranto c’era la diossina. Nessuno ne aveva mai parlato prima

La parola diossina, afferma Marescotti, “era sconosciuta a tutti nella città  dell’acciaio. Era come se un segreto venisse gelosamente custodito fino a quel giorno di aprile in cui Peacelink la lanciò con un comunicato stampa. La diossina è un cancerogeno classificato dalla Iarc come contaminante dell’ambiente e della catena alimentare”.

La sentenza culminata con 26 condanne tra dirigenti dell’ex Ilva, manager e politici (inflitti 22 e 20 anni di reclusione a Fabio e Nicola Riva, 21 anni e mezzo all’ex addetto alle relazioni istituzionali Girolamo Archinà , 21 anni all’ex direttore di stabilimento Luigi Capogrosso, 18 anni e mezzo ai fiduciari aziendali, 3 anni e mezzo all’ex governatore pugliese Nichi Vendola, 3 anni all’ex presidente della Provincia Gianni Florido) viene letta dal presidente di Peacelink come “una grande liberazione. I ficcanaso impiccioni, quelli – conclude – che venivano chiamati gli allarmisti, avevano ragione. Si, proprio così. Avevamo ragione. Ora fioccano le condanne. E gli impianti pericolosi vengono confiscati”.

L’ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI: VENDOLA RISPETTI LE ISTITUZIONI – In merito alle dichiarazioni rilasciate da Nichi Vendola la Giunta esecutiva centrale della Anm osserva che “lo Stato di diritto si fonda sul rispetto delle istituzioni, che non può prescindere da uno stile comunicativo che attesti (pur nella libertà  di critica) il riconoscimento dei ruoli, delle competenze e delle funzioni dei vari organi delle istituzioni, ivi compresi quelli deputati al fondamentale controllo di legalità  sui pubblici poteri”. Appellare come “carneficina del diritto la decisione di coloro che hanno reso un provvedimento giurisdizionale (non solo magistrati di professione, ma anche giudici popolari, espressione della partecipazione diretta del popolo all’amministrazione della giustizia) non è conforme a tale stile comunicativo, al quale dovrebbero sempre adeguare le proprie esternazioni coloro che ricoprono o che hanno ricoperto importanti ruoli istituzionali”.

CiCre

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