Vivevano anche in dieci in appartamenti di 70 metri quadrati, con bagni rotti e inefficienti. Indagini condotte dalla Procura di Paola
Lavoratori migranti, uomini di età compresa tra i venti ed i 50 anni trattati come schiavi, caricando e scaricando cassette in un’azienda agricola Amantea, in provincia di Cosenza. Schiavi pagati 1,5 euro l’ora, in turni massacranti di 26 ore. Vivevano anche in dieci in appartamenti di 70 metri quadrati, con bagni rotti e inefficienti. I lavoratori erano costretti a mangiare a terra, a differenza degli italiani ai quali era consentito utilizzare un tavolo, e sottoposti condizioni disumane oltre che a minacce e insulti. Un sistema di sfruttamento dei lavoratori stranieri smantellato dal commissariato di Polizia di Paola, diretto dal vicequestore Giuseppe Zanfini. Arrestati 5 imprenditori e altre due persone, posti ai domiciliari in esecuzione di un’ordinanza del gip su richiesta della Procura di Paola. Sequestrata anche un’azienda agricola di Amantea di cui i cinque imprenditori sono soci.”Una situazione terribile quella di questa povera gente” ha commentato il procuratore di Paola, Pierpaolo Bruni che ha coordinato l’inchiesta insieme con il pm Mariagrazia Elia. I bengalesi, arrivati in Italia attraverso mille peripezie ed un viaggio interminabile, venivano gestiti da “caporali” che erano loro connazionali. L’indagine è nata dalla denuncia di un lavoratore, stanco delle condizioni disumane alle quali era costretto. Gli indagati sono accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro di cittadini stranieri. I due stranieri svolgevano un ruolo di intermediazione, riscuotevano il denaro e rivestivano una posizione di privilegio all’interno dell’azienda. I nomi degli indagati: Gennaro Suriano; Francesco Suriano, Rocco Suriano, Saverio Suriano, Roberto Suriano, Anouar Hossain Mizan, Das Kakon
Ciro Crescentini