Foggia, violenza di Stato: botte e torture sui detenuti. 10 agenti arrestati

Un’indagine – si legge nelle carte – che ha preso il via da un esposto che il 17 agosto scorso è arrivato alla Procura pugliese a firma di un detenuto affetto da patologie psichiatriche che ricostruiva l’aggressione subita da lui e dal suo compagno di cella

Ancora violenza di Stato nelle carceri italiane. Arresti domiciliari per dieci agenti della polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Foggia accusati di aver torturato due detenuti.

L’inchiesta coordinata dalla procura del capoluogo pugliese si riferisce a quanto avvenuto nel penitenziario l’11 agosto 2023. I reati contestati nel provvedimento del gip sono, a vario titolo, tortura, abuso d’ufficio, abuso di autorità contro arrestati o detenuti, omissione di atti d’ufficio, danneggiamento, concussione, falsità ideologica commessa da un pubblico ufficiale in atti pubblici, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri.

Le ordinanze sono state eseguite dai carabinieri di Foggia che avevano anche compiuto le indagini. Gli indagati sono ritenuti responsabili di aver partecipato a vario titolo ad un violento pestaggio nei confronti di due detenuti. Nel corso delle indagini sarebbe stata accertata la predisposizione e la sottoscrizione di atti falsi finalizzati a nascondere le violenze compiute e a impedire che venissero emesse le diagnosi delle lesioni riportate dai detenuti.


Sarebbero state inoltre accertate anche minacce e promesse di ritorsioni attraverso le quali due indagati avrebbero costretto le vittime a sottoscrivere falsi verbali di dichiarazioni in cui fornivano una versione dei fatti smentita dagli esiti delle indagini.

I domiciliari sono stati disposti per l’ispettore Giovanni Di Pasqua, il sovrintendente Vincenzo Piccirillo, l’agente Flenisio Casiere, l’assistente capo Nicola Calabrese, l’agente Pasquale D’Errico, l’assistente Raffaele Coccia, l’agente Giuseppe Toziano, il sovrintendente Vittorio Vitale, la vice ispettrice Annalisa Santacroce e l’assistente capo Massimo Folliero.

E’ stata respinta invece la richiesta di interdizione dalla professione per un anno per il medico del carcere Antonio Iuso e per la psicologa Stefania Lavacca. Sono invece indagati a piede libero altri due medici e un altro agente, per quest’ultimo è stata respinta la richiesta di arresto.

Un’indagine – si legge nelle carte – che ha preso il via da un esposto che il 17 agosto scorso è arrivato alla Procura di Foggia a firma del detenuto affetto da patologie psichiatriche che ricostruiva l’aggressione subita da lui e dal suo compagno di cella.

Il giorno 11 agosto – scrive il detenuto – l’ispettore Di Pasqua, un brigadiere e altri agenti sono entrati in cella, hanno detto ‘perquisizione’ e allo stesso tempo hanno iniziato a torturarmi violentemente con calci e pugni. Un pestaggio sanguinoso durato più di mezz’ora. Stesso pestaggio, contemporaneamente, è stato fatto al mio compagno di cella. L’ho visto sanguinare e massacrato”.

La sequenza shock, come detto, è stata ripresa dalle telecamere di sorveglianza della struttura carceraria e il file è allegato agli atti dell’indagine. Delle torture sarebbe stato testimone un cittadino bulgaro che coraggiosamente ha fatto spedire l’esposto come se fosse una sua normale missiva, in questo modo ha evitato che la lettera venisse cestinata dagli agenti.

Dopo il pestaggio gli indagati – secondo l’accusa – avrebbero messo a segno una serie di depistaggi volti a nascondere quanto compiuto, tra cui la firma su alcune dichiarazioni con le quali la vittima delle sevizie assicurava che non gli “avevano fatto niente”. Il gip nell’ordinanza parla di “clima di omertà riscontrato tra il personale in servizio presso la casa circondariale e la capacità degli indagati di ottenere la collaborazione dei detenuti differenti dalle persone offese al fine di depistare le indagini e di intimidire le stesse vittime della violenza”. “Tutti i membri della polizia penitenziaria coinvolti – annota il giudice – hanno dato prova di grande coesione sia nel compimento dei reati che nel tentativo di depistaggio”.

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