Fallimento Mercatone Uno, il ministro Di Maio ha convocato il tavolo di crisi

Movimento 5 Stelle: “L’esempio perfetto del Paese in macerie che abbiamo ereditato dal Partito Democratico”

E’ stato convocato per le 15.30 di domani il tavolo di crisi al Ministero dello Sviluppo economico su Mercatone Uno. I lavoratori hanno organizzato un presidio davanti alla sede ministeriale. “La verità è che le cose da fare sono molte per risolvere tutti i problemi ereditati dal passato: il ministro Di Maio ha convocato un tavolo al Mise per cercare di porre rimedio ai danni causati dal PD e salvaguardare l`azienda e il futuro di 1800 lavoratori – sottolineano in una nota i portavoce del Movimento 5 Stelle in commissione Attività produttive alla Camera – Non lasceremo che il Paese e in particolare queste sfortunate famiglie siano costrette a pagare ancora per le scellerate e superficiali decisioni di Calenda e soci”. Durissima una nota diffusa sul ‘blog delle stelle’. “Il fallimento di Mercatone Uno è l’esempio perfetto del Paese in macerie che abbiamo ereditato dal Partito Democratico. Dopo un anno dalla conclusione del governo Gentiloni 1.800 lavoratori dell’azienda e circa 10 mila lavoratori dell’indotto pagano la scellerata gestione Calenda, Ministro dello Sviluppo Economico quando venne autorizzata la vendita di Mercatone Uno ad una holding oggi miseramente fallita”continua la nota – La crisi del marchio italiano inizia nel 2015, in pieno governo Renzi con Federica Guidi al vertice del Ministero competente, ma è il suo successore Calenda che a inizio 2018 conclude l’istruttoria e sancisce l’acquisizione di 55 punti vendita da parte di Shernon, società con appena 10 mila euro di capitale. Calenda si fida di Valerio Rigoni, amministratore delegato di Shernon, e non pretende nemmeno la presentazione di uno straccio di piano industriale – sottolinea la nota –  Gli basta l’assicurazione che dietro la società acquirente ci siano partner pronti ad un aumento di capitale, i quali però quando capiscono la fragilità del progetto si tirano indietro lasciando Rigoni solo davanti ai creditori. Già dal 17 maggio, prima dell’insediamento del governo Conte, il Ministero guidato da Calenda – conclude la nota – chiude l’istruttoria e autorizza la vendita”.

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