Il World press freedom day, alla 26esima edizione, resta una celebrazione semiclandestina, in un paese dove i principali media sono spesso ostaggio di gruppi di potere. Sit-in a Roma, dove tiene banco anche il caso la Città di Salerno
Si celebra oggi la 26esima Giornata mondiale della libertà di stampa, ma in Italia pochi lo sanno. Tra disinteresse e censura, il nodo dell’informazione è un tema clandestino pure sui quotidiani nazionali. E non è un caso, nel paese in cui i principali media sono in mano a gruppi di potere, legati a filo doppio con la politica e gli appalti pubblici. Un intreccio spesso opaco, in cui la libertà di stampa colloca l’Italia al 46esimo posto nella classifica dell’ong Reporter Senza Frontiere, dietro Stati più poveri o di tradizione democratica meno solida: Namibia, Burkina Faso, Lettonia, Estonia, Romania. Insomma, nel Belpaese spesso l’autocensura batte sul tempo la stessa censura. Ed anche i 20 cronisti sotto scorta per minacce sono un eloquente biglietto da visita. Questioni al centro del sit-in in piazza Santi Apostoli a Roma, per richiamare l’attenzione sull’importanza dell’informazione e lanciare un appello contro i tagli e i bavagli. L’iniziativa è stata organizzata dalla Federazione nazionale della stampa italiana insieme con Usigrai, Ordine dei giornalisti del Lazio, associazione Articolo 21, Amnesty International Italia e Rete NoBavaglio. Durante la manifestazione, gli interventi di molti giornalisti stranieri, a partire dalla reporter e scrittrice siriana, Asmae Dachan. Tra i protagonisti anche i giornalisti licenziati da la Città di Salerno, tornata in edicola con nuovi redattori, a un mese dai licenziamenti. Quest’anno, lo slogan dell’Unesco per il World press freedom day è “Journalism for democracy”, il giornalismo per la democrazia. Esplicito il sottotitolo: giornalismo ed elezioni ai tempi della disinformazione. L’occhio è rivolto alla campagna elettorale per le Europee e al pericolo fake news.