Covid, i “ministri falchi” della sinistra premono su Conte per provvedimenti più restrittivi

Domani, domenica 25 ottobre conferenza stampa del premier per spiegare nei dettagli i nuovi provvedimenti

I “ministri falchi” del governo, il piddino Dario Franceschini e  l’esponente della Sinistra Italiana- Liberi Uguali Roberto Speranza continuano a fare pressione sul presidente del consiglio Giuseppe Conte per la proclamazione di un lockdown  nazionale. Entrambi i ministri, sono i principali sostenitori della linea dura del governatore sceriffo della Campania, Vincenzo De Luca.  Stando ai soliti bene informati, De Luca avrebbe sempre concordato le ordinanze con Roberto Speranza, anche l’ultima proposta di lockdown in Campania. Accordi pattuiti per spiazzare il presidente del consiglio Giuseppe Conte e costringerlo a dichiarare il blocco in tutto il Paese. Intanto emergono divisioni nell’esecutivo. L’ultimo scontro, è quello sullo stop alle cene. Le Regioni, in una lettera vergata in serata, chiedono all’unisono al governo di non decretare la chiusura di ristoranti, bar pasticcerie e gelaterie alle 18, misura contenuta nel Dpcm, Decreto del presidente del consiglio dei ministri,  in dirittura di arrivo. Vogliono “salvare” i ristoranti, lasciando che i bar chiudano alle 20. E, in tarda serata, il premier Giuseppe Conte, i capi delegazione e il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia tornano a riunirsi per fare un punto forse decisivo prima dell’ok al decreto.

Lo stallo, di fatto, fa slittare tutto a domani. Sia la firma del Dpcm che la conferenza stampa. La riunione tra il premier e i capi delegazione è di quelle che, in termini diplomatici, si userebbe dire “franche”. Roberto Speranza e Dario Franceschini sono sostenitori, come ormai da diversi giorni, della linea del rigore. E Conte, ora, non vuole più perdere tempo. “Siamo consapevoli del fatto che non tutte le misure adottate hanno agito con la tempestività  necessaria“, ammette in mattinata nel video messaggio alla Cna. Ora, sbagliare non si può. C’è da valutare, invece, quale sia il reale impatto in termini di anti-contagio della chiusura dei ristoranti alle 18. Lo chiede, ad esempio, Italia Viva, che con Teresa Bellanova porta al tavolo della riunione la “voce” delle categorie alle quali la chiusura taglierebbe le gambe. Il M5S è sulla stessa linea: i gruppi chiedono di non chiudere non solo ristoranti e bar ma anche piscine e palestre. “Così¬ dal punto di vista sociale il Paese non tiene. E poi che fai, imponi a palestre e piscine i protocolli di sicurezza e poi le chiudi?”, sottolinea un parlamentare. E il Movimento manifesta la propria contrarietà  su un’altra misura che, in zona Cesarini, potrebbe essere inserita nel Dpcm: lo stop agli spostamenti tra le Regioni.

Regioni che chiedono anche il potere di mettere in campo la Distanza di sicurezza al 100% per le suole superiori e le università e manifestano, al pari dei Cinque Stelle, perplessità  sulla chiusura dei confini. Ma c’è chi, come il governatore della Campania Vincenzo De Luca, va oltre. “De Luca ha ritenuto improponibile la chiusura alle ore 18, riconfermando quindi la volontà  di mantenere gli orari già  previsti dall’ordinanza regionale, con chiusura alle 23″, è l’avvertimento che arriva dalla Campania. Il rischio, per il governo, di doversi trovare ad impugnare le ordinanze regionali è molto alto. Del resto, per Conte, non è neppure facile fare dietrofront rispetto ad una delle misure cardine contenute nelle due bozze del Dpcm circolate nel pomeriggio. Domani, probabilmente nel pomeriggio, Conte in una conferenza stampa farà chiarezza e comunicherà le nuove misure. Prima, però, dovrà fare i conti con l’ultima, tormentata, mediazione.

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