Covid, governo chiude le attività e i lavoratori percepiranno 300 euro di Cig

Andrebbe cambiato ad horas il meccanismo di calcolo. Garantire un’indennità adeguata per fare fronte alla crisi

Nelle prossime ore migliaia di lavoratori impegnati nei settori colpiti dalle ordinanze di interruzione delle attività decisi dal governo nazionale e dai governatori regionali a causa del Covid, saranno collocati in cassa integrazione subendo pesanti conseguenze sul piano economico, sociale e famigliare. Gli importi della Cig, infatti, risultano molto esigui, talvolta quasi al limite del credibile. Ai lavoratori sono arrivati bonifici Inps di 200 o 300 euro.

 La motivazione dell’esiguità del sostegno economico risiede nell’impianto normativo degli ammortizzatori sociali e nel meccanismo di calcolo per la determinazione dell’importo: tanto la cassa integrazione ordinaria quanto quella in deroga sono pari al 76% della busta paga del dipendente. E l’importo viene calcolato a partire dal momento in cui è stata interrotta l’attività. In estrema sintesi: per un lavoratore che prima dell’emergenza sanitaria percepiva uno stipendio di 1000 euro e che abbia interrotto l’attività il 25 ottobre, ai fini del calcolo dell’importo della cassa integrazione per “Covid-19”, bisognerà sottrarre una quota pari al 20% ed un’altra quota pari ai 15 giorni antecedenti la chiusura.

Dai 1000 euro iniziali bisognerà sottrarre dunque 200 euro – pari al 20% in meno – ed altri 500 circa, che corrispondono alle giornate in cui non era ancora maturato il diritto all’ammortizzatore sociale. E così si arriverà ad una quota di 300 euro. Un’altra limitazione prevista per la Cig è quella della quota massimale, che varia a seconda delle categorie. Per i lavoratori della ristorazione si aggira intorno ai 900 euro mensili.

Calcoli che danneggiano pesantemente sul piano economico i lavoratori e le lavoratrici colpiti dalla crisi. Un meccanismo che andrebbe modificato ad horas con un decreto legge garantendo un importo fisso di almeno 1200 euro per fare fronte al particolare momento economico. Una questione che dovrebbero sollevare i sindacati. Invece, a quanto pare, le organizzazioni che dovrebbero rappresentare i lavoratori puntualmente risultano assenti nei momenti delicati. Forse, sono troppo impegnati nella concertazione o a gestire Caf, Agenzie interinali e patronati che svolgono attività sostitutive degli enti previdenziali di Stato incassando milioni di euro. In sintesi, le organizzazioni sindacali si sono trasformati in prestatori di servizi mantenendosi lontani dalle tensioni e dalle devastazioni sociali.

CiCre

.

Condividi sui social network
  • gplus
  • pinterest