Congresso Cgil: la base con Landini, l’apparato burocratico con Colla

Casi di brogli e irregolarità segnalati soprattutto a Napoli e in Campania, inutile la funzione delle commissioni di garanzia

Decine di congressi di base e di categoria della Cgil continuano ad essere contestati. E continuano ad arrivare segnalazioni, contestazioni da ogni parte d’Italia. “Le parole democrazia e pluralismo in Cgil sono solo parole d’effetto per incantare gli iscritti” – affermano alcuni lavoratori. Un’occasione perduta. I congressi di base della Cgil sono stati un’occasione perduta.  Considerata la situazione politica e sociale che sta vivendo il Paese, si è persa la straordinaria opportunità di organizzare centinaia di assemblee per parlare con i lavoratori e le lavoratrici e di favorire un’alta partecipazione democratica.

Invece, in alcuni sindacati di categoria della Cgil, soprattutto nelle strutture meridionali, sarebbe stata impedita l’agibilità ai relatori e ai firmatari del documento ‘Riconquistiamo tutto’, un documento che ha tra primi firmatari Eliana Como della Fiom di Bergamo che sfida da posizioni di sinistra la linea del segretario generale Susanna Camusso. 

Ma a quanto pare, la battaglia è in atto anche tra i sostenitori del primo documento, indicato come documento di maggioranza. Sacrificata la democrazia. Il dibattito, la discussione sulla crisi, la riorganizzazione, l’autoriforma, il futuro del sindacato, il lavoro, l’occupazione, i diritti negati e perduti, non sarebbero argomenti prioritari.

Al centro dell’attenzione le questioni meramente gestionali, organizzative, scontri tra autoreferenziali componenti di apparato.

In alcune categorie,  il sindacato dei pensionati, degli edili,  dei trasporti, dei chimici, dei tessili a quello delle comunicazioni  avrebbero deciso di  “blindarsi” per sostenere la candidatura di Vincenzo Colla, esponente dell’ala piddina-renziana in contrapposizione alla candidatura di Maurizio Landini esponente della sinistra(sostenuto dai metalmeccanici, alimentaristi, funzione pubblica, servizi) per conquistare la poltrona della segretaria uscente Camusso.

Fino a tre mesi fa, i candidati era tre : Vincenzo Colla, 56 anni di Alseno (Piacenza), segretario confederale esponente dell’ala riformista; Serena Sorrentino, 40 anni di Napoli, numero uno della funzione pubblica; e Maurizio Landini, 57 anni di Castelnovo ne Monti (Reggio Emilia). Candidature non ufficiali, non avanzate in maniera formale. Per prassi è il segretario generale uscente a indicare il nome del nuovo leader.

Alla vigilia l’ex capo delle tute blu era considerato il candidato meno forte. Col passare del tempo i rapporti di forza interni si però sono ribaltati. Nelle assemblee di base(quelle regolari), nei luoghi di lavoro, Camusso ha raccolto l’indicazione che Landini può essere l’uomo giusto per guidare una confederazione complessa come la Cgil. In origine il candidato del segretario uscente era in realtà Sorrentino. Giovane, molto apprezzata, la numero uno della categoria dei lavoratori pubblici ha pagato qualcosa in termini di esperienza e visibilità esterna. Il passaggio che consente ora a Camusso di puntare su Landini è rappresentato dal passo indietro, o per meglio dire la non candidatura, di Sorrentino ufficializzato a metà settembre.

Colla era partito molto forte, potendo contare sull’appoggio dei pensionati dello Spi e delle categorie dei chimici-tessili (Filctem), edili (Fillea), trasporti (Filt) e telecomunicazioni (Slc). Ritenuto espressione autentica del cosiddetto “modello emiliano”, il segretario confederale è fautore della concertazione e considerato molto pragmatico. Colla incarna un modello di sindacato differente da quello di Landini, più movimentista e in grado di dialogare non solo con le forze parlamentari tradizionali, Pd e vari cespugli della sinistra, ma anche con i Cinque Stelle, che riscuotono molte simpatie nella base della Cgil. Dalla sua Landini ha anche una popolarità e una leadership naturale riconosciuta.

A quanto pare Colla non intende, per ora, sventolare la bandiera bianca. Ex segretario dell’Emilia Romagna, il sindacalista è molto radicato nell’apparato. Il suo principale alleato è Ivan Pedretti, segretario generale dei pensionati dello Spi. Categoria con molti iscritti, nello Spi iniziano però a farsi strada idee diverse da quelle di Pedretti e a non considerare Landini come l’uomo da evitare a tutti i costi.

 

Ma negli ultimi giorni sono cambiate molte cose. Landini, potrebbe contare dell’appoggio di Susanna Camusso, di Sorrentino, della Flai di Ivana Galli, della Fiom di Francesca Re David, della segreteria nazionale con l’eccezione di Franco Martini e di  Roberto Ghiselli, che continuano ad appoggiare Colla, insieme ad alcune regioni.  In Campania,  un gruppo di reduci guidati dai bassoliniani Michele Gravano e Franco Tavella punterebbero a dare il massimo sostegno a Crolla. Gravano, stando ai soliti bene informati, aspirerebbe a ricoprire l’incarico di segretario nazionale dei pensionati.

E proprio dalla Campania,  arrivano segnalazioni di brogli, anomalie, irregolarità

Molte assemblee si sarebbero tenute solo sulla carta,  altre convocate dal sindacato pensionati nelle sedi del Partito Democratico(sarebbe accaduto a Genova e a Bologna). Altre  assemblee di base spostate a blocchi di 10, tutte insieme non si sa  per quale evento improvviso o imprevedibile per impedire la partecipazione dei relatori del secondo documento.

A Forlì, alcuni operai hanno abbandonato per protesta il congresso provinciale della Fiom per gli ostacoli frapposti ai relatori del secondo documento.

Significativo il caso di alcune strutture della Fillea, il sindacato degli edili della Cgil schierato in favore della candidatura di Vincenzo Colla per la guida nazionale dell’organizzazione. In alcune strutture meridionali emergono risultati da “sindacato bulgaro”: il documento di maggioranza raccoglie in media il 96 per cento dei consensi. Clamoroso a Napoli. Il documento della maggioranza avrebbe raccolto addirittura il 99 per cento. Un risultato sospetto. Nell’occhio del ciclone sono finite tantissime assemblee “accorpate” tra aziende e centinaia lavoratori iscritti alla Cassa Edile (alcune non si sarebbero svolte) per raggiungere il quorum, il numero sufficiente per  “legittimare” l’elezione di decine di delegati da  eleggere al congresso provinciale. L’unica assemblea “senza accorpamenti” e con soli tre iscritti si è tenuta in un ente dove lavora un  sindacalista licenziato dalla Fillea e reintegrato grazie all’articolo 18, aderente e relatore del secondo documento. Una micro – assemblea che ovviamente non ha eletto delegati considerato il numero esiguo degli iscritti. Uno dei tre, aderente al primo documento, era stato prontamente “eletto” con almeno due mesi di anticipo in un’assemblea “accorpata”. 

Non sono serviti a nulla i ricorsi e le denunce presentati alle commissione di garanzia locali e nazionali. “Sono organismi che non hanno alcun potere per impedire brogli e violazioni delle norme democratiche – spiega un lavoratore – Le commissioni di garanzia sono inutili”.  Parole amare. Tanta tristezza.

Eppure, il confronto, la dialettica sono il sale della democrazia, utili nell’interesse generale dell’organizzazione. Infatti, quando le regole della democrazia vengono correttamente rispettate, le assemblee tenute regolarmente emergono risultati diversi.  Alcuni esempi? I 500 iscritti Filcams Cgil, dipendenti dell’azienda partecipata Napoli Servizi, azienda partecipata del Comune di Napoli, hanno votato in massa per il documento 2, eleggendo  ben 7 delegati per il congresso provinciale.  Altri risultati significativi diffusi dagli esponenti del secondo documento:  Fiom Pisa 30%, Fiom Bergamo 29%, Fiom Parma 28%,  FP Bologna 22%,  Filcams Torino 25%,   Fiom Modena 35%,   Filctem Teramo 30%,  Spi piovese 25%,  Flai Modena 28%,  Flc Val d’Aosta 33%,  Flc Rimini sopra 30%, Flc Frosinone 30%,  Fisac Friuli 26%,   Slc Genova 14%,  FP Genova 14%,  Fiom Firenze 13%,  Flc Torino 11%,  Flc Ascoli 28%,  Fiom Ascoli 13%, Filctem Rimini 11%.

                                                                                                       Ciro Crescentini

 

 

 

 

 

 

 

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