Colpo di scena in omicidio carabiniere: non aveva pistola d’ordinanza ma solo manette

Un dirigente del consolato Usa ha visitato gli  arrestati in carcere

Mario Cerciello Rega non aveva la pistola d’ordinanza al momento dell’omicidio.  L’ennesimo colpo di scena sulla morte del vicebrigadiere arriva dalla conferenza stampa convocata dagli inquirenti per fare il punto sulle indagini. Il carabiniere “non aveva l’arma con sé al momento dell’aggressione, ma solo le manette. L’aveva dimenticata nell’armadietto”, spiega Francesco Gargano, a capo dei carabinieri di Roma.  Il militare, secondo quanto spiegato dagli inquirenti, era in servizio in borghese dalla mezzanotte di venerdì scorso, e questo apre nuovi interrogativi in una vicenda nella quale ombre e colpi di scena si sono susseguiti fin dal principio. Possibile che il vicebrigadiere abbia lavorato in strada, alle prese con spacciatori e altro, per oltre tre ore, senza la pistola di ordinanza? Possibile che abbia avviato insieme al collega l’operazione per il recupero del borsello rubato, recandosi sul luogo dell’appuntamento per il blitz in borghese, senza porsi il problema di essere disarmato? Il dettaglio spiega in parte come abbia fatto Finnegan Lee Elder a scappare illeso dopo aver accoltellato a morte con undici colpi il militare, anche se il generale Gargano su questo punto sottolinea che, seppure avesse avuto con sé l’arma probabilmente la vittima “non avrebbe avuto il tempo di reagire”, tanta è stata la rapidità con cui il diciannovenne ha aggredito il militare che cercava di bloccarlo gridandogli: “Fermo siamo carabinieri!”

L’omicida si difende dicendo che non aveva capito si trattasse di forze dell’ordine. Anzi era convinto che fossero amici della vittima del furto, Sergio Brugiatelli, mandati per recuperare il borsello rubato due ore prima in Trastevere.

Un dirigente del consolato Usa ha visitato gli  arrestati in carcere – I due giovani americani arrestati per l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjorth, hanno ricevuto ieri, 29 luglio, nel carcere di Regina Coeli, la visita di un rappresentante dell’autorità consolare statunitense. Lo hanno riferito fonti dell’ambasciata Usa a Roma. I due arrestati “stanno ricevendo assistenza consolare” –  ha precisato la fonte.  La famiglia di Elder  Finnegan Lee in una nota ha sottolineato che il loro figlio era andato a Roma nell’ambito di un viaggio da solo in Europa perche’ il suo amico, Gabriel Christian Natale-Hjorthand – anche lui arrestato per il delitto – “apparentemente aveva la famiglia li‘ e lo aveva invitato a soggiornare” da lui. I genitori hanno voluto ricordare che il loro figlio “non ha precedenti penali o disciplinari in nessuna scuola frequentata”. Continuiamo a raccogliere fatti su questo caso attraverso i suoi rappresentanti legali. Nel frattempo siamo grati per il fatto che ha ricevuto cure mediche. C’e’ ancora molto che non sappiamo ancora”, conclude il comunicato.

 

 

 

 

 

 

 

 

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