Colpo alla ‘ndrangheta, preso il boss Pesce: pallone e business, controllava anche il Sapri

Il capo indiscusso della feroce cosca di Rosarno era latitante da 6 anni

Inquirenti e investigatori lo cercavano dall’aprile 2010, quando  sfuggì alla cattura nell’operazione All Inside, salvato dal messaggio in codice “è nata una bambina, è nata una bambina” arrivato sul suo cellulare poco prima dell’irruzione dei carabinieri nel suo appartamento. Catturato Marcello Pesce, primula rossa dell’omonimo clan di Rosarno. Classe 1964, Pesce, detto ‘U Ballerinu’, era l’ultimo elemento di vertice del clan ancora in fuga.  Pesce era nascosto in un’abitazione al centro di Rosarno. Il blitz degli uomini del Servizio centrale operativo (Sco) e della squadra mobile di Reggio Calabria è scattato attorno alle 5, quando si è avuta la certezza che il boss fosse proprio lì. Ad annunciare la fine della sua latitanza  è stata la stessa polizia di Stato con un tweet. Marcello Pesce, figlio di Rocco e nipote del defunto boss Giuseppe, è ritenuto il capo indiscusso dell’omonima cosca. Negli ultimi anni, ad accusarlo, era stata anche sua cugina, Giuseppina Pesce, figlia del boss Salvatore, divenuta collaboratrice di giustizia.

 

IL BOSS E LE SQUADRE DI CALCIO: CONTROLLAVA ANCHE IL SAPRI – Il boss è appassionato di calcio, tanto da essere stato presidente e proprietario – direttamente o indirettamente – di due squadre dilettantistiche. Ma l’interesse per il calcio, secondo gli investigatori, non era solo passione. Col controllo di squadre come l’Interpiana di Rosarno, od il Sapri (Salerno), Pesce contava anche di raccogliere l’ammirazione dei tifosi e quindi il consenso per la sua organizzazione criminale.

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