Nel 2006, appena uscito per l’indulto, Domenico D’Andrea ammazzò l’uomo in un tentativo di rapina. Dal penitenziario è fuggito durante le ore di lavoro esterno, ora gli danno la caccia in tutta Italia
Le sue gesta criminali sono note fin dalla più verde età, a Napoli e dintorni. Domenico D’Andrea, 38 anni, soprannominato Pippotto, è evaso dal carcere di Perugia. Si tratta di una clamorosa fuga. Ora gli danno la caccia in tutta Italia. L’evasione si è consumata durante le ore di lavoro esterno, che svolgeva in una palazzina attigua al carcere, e comunque all’interno dell’area dove si trova il complesso. Stava scontando l’ergastolo per l’omicidio di Salvatore Buglione, dipendente comunale ucciso il 4 settembre del 2006 a Napoli, al Rione Alto, durante un tentativo di rapina mentre si trovava nell’edicola della moglie in via Pietro Castellino. L’uomo tentò di reagire e fu colpito mortalmente con una coltellata. Al fatto parteciparono quattro giovani e tra questi, come hanno stabilito i giudici, c’era anche D’Andrea, appena scarcerato per effetto dell’indulto. Secondo quanto ricostruito finora dagli inquirenti, l’ergastolano doveva tornare a dormire in cella. Invece ha scavalcato una recinzione del carcere e si è poi allontanato. Tra le ipotesi quella che la fuga possa essere legata a timori per una possibile revoca del lavoro esterno. Non è ancora chiaro se possa avere avuto qualcuno fuori dalla struttura detentiva che lo ha agevolato nella fuga. All’età di 13 anni Pippotto fu accusato di essere a capo di una banda che rapinava motorini nei quartieri napoletani del Vomero e dell’Arenella. Fu anche ferito a una gamba da un carabiniere durante un tentativo di rapina. Venne quindi ritenuto responsabile di decine di rapine avvenute nel corso degli anni.