Campania, Caf chiusi: aumenta la tensione tra i cittadini indigenti. Tacciono i sindacati

Organismi lautamente pagati dallo Stato

Momenti di tensione a Napoli e in molte città campane per la chiusura delle sedi dei Caf e Patronati sindacali. I cittadini non sono riusciti a presentare le domande o ad avere un’assisenza per la compilazione della modulistica e la presentazione delle domande per  accedere ai sussidi, bonus e altri provvedimenti approvati dal governo per far fronte alla crisi economica e sociale causato dal Coronavirus.  “I Caf sono chiusi e ci dicono di rivolgerci agli uffici dell’Inps – spiega un cittadino – l’Inps è chiuso, hanno messo dei numeri di telefono ma non risponde nessuno, in Campania molti che hanno diritto a ricevere gli aiuti non sanno usare il computer, come fanno?” Incomprensibile il comportamento dei Caf, i centri di assistenza fiscale, molti gestiti dai sindacati,  che dovrebbero assumere un ruolo di intermediari con l’Inps e aiutare e assistere  i cittadini nella compilazione della modulistica. Organismi che vengono lautamente pagati dallo Stato.  Coinvolti in un vero e proprio giro d’affari. All’Agenzia delle Entrate dicono che su 19 milioni, 40 mila  dichiarazioni presentate nel 2019 quelle passate dai Caf sono più di 20 milioni . Siccome i centri di assistenza incassano dallo Stato 14 euro per ogni dichiarazione (e 26 per i 730 presentati in forma congiunta dai coniugi) e il 45 per cento del settore è appannaggio dei sindacati è facile calcolare il loro giro d’affari. Svolgono un servizio essenziale.  Eppure, durante questi giorni di emergenza hanno deciso di chiudere lasciando soli lavoratori, precari, disoccupati alimentando una preoccupante tensione. Tacciono i vertici sindacali confederali regionali, partenopei e nazionali.

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