Bambino ucciso di botte a Cardito, ergastolo per il patrigno e la madre

La donna in primo grado era stata condannata a sei anni di reclusione

La Corte di Assise di Appello del Tribunale di Napoli ha confermato l’ergastolo  per Toni Essobti Badre accusato dell’omicidio del piccolo Giuseppe, il bimbo picchiato a morte, anche con un bastone, il 27 gennaio 2019, a Cardito, in provincia di Napoli, e per il tentato omicidio della sorellina. Stessa condanna anche per la mamma di Giuseppe, Valentina Casa, che in primo grado era stata condannata a sei anni di reclusione. Il bambino venne picchiato violentemente dal patrigno per aveve rotto il letto mentre stava saltando sul materasso con la sorellina, anche lei vittima delle botte.

Lo scorso 10 giugno, il sostituto procuratore generale di Napoli Anna Grillo al termine della requisitoria aveva chiesto ai giudici di confermare la condanna all’ergastolo inflitta in primo grado a Toni Essobti Badre, e di comminare la stessa pena anche per Valentina Casa

Il Giudice ha anche condannato Valentina Casa all’isolamento diurno per un anno ed entrambi al pagamento, tra l’altro, delle spese sostenute dalle parti civili Cam Telefono Azzurro Akira, rappresentata in giudizio dall’avvocato Clara Niola che così commenta la sentenza: “A nome del presidente di Cam Telefono Azzurro, avvocato Roberto Scopece, e dell’associazione tutta, che mi pregio di rappresentare, esprimo enorme soddisfazione per il risultato raggiunto e per la condanna ricevuta anche dalla signora Casa Valentina quale madre del piccolo Giuseppe e delle sue sorelline. L’equità  e la giustizia hanno fatto si che i due imputati otteneressero finalmente la stessa pena non solo sotto il profilo giuridico ma anche morale. Restiamo in attesa del deposito delle motivazioni della sentenza, nella consapevolezza di un possibile ricorso per Cassazione da parte delle rispettive difese“.

Una morte assurda, che ha visto protagonista un bimbo colpevole solo di essere vivace. Una morte che poteva essere evitata e che, secondo i giudici della Corte di Assise di Appello di Napoli è sopraggiunta anche a causa della madre che ha assistito alla furia del compagno senza correre in aiuto dei figli.

Oggi, i due imputati, non hanno battuto ciglio- il primo in video collegamento dal carcere dov’è detenuto, l’altra presente, dietro le sbarre dell’aula 320 del Tribunale di Napoli – quando il presidente Algonso Barbarano ha letto il dispositivo.

Determinante – per l’esito finale del processo – è stata la seconda perizia chiesta dal legale di Badre, l’avvocato Pietro Rossi, attraverso la quale è stato dimostrato, di fatto, che Giuseppe, con un celere intervento dei sanitari, si sarebbe potuto salvare. In primo grado, invece, il consulente riferì che per lui non ci sarebbe stato nulla da fare, anche sei i soccorsi fossero stati immediati. Nè la mamma, nè il patrigno quella mattina, dopo la violenta aggressione e l’evidente stato di stordimento di Giuseppe, che andò a stendersi su un letto dove poi fu trovato esanime, chiamarono il 118.

I soccorsi vennero coinvolti solo quando ormai era troppo tardi, quando Giuseppe non rispondeva più, diverse ore dopo le botte, e, peraltro giustificando lo stato in cui vennero trovati – il maschietto praticamente morto e la femminuccia sfigurata – con una bugia: “sono stati investiti”. Un incidente di cui non si è trovata traccia, smentito dalle intercettazioni.


Fu la femminuccia sopravvissuta, probabilmente, solo perchè quando Tony la picchiava faceva finta di svenire (un segreto che rivelò anche al fratellino che spesso invitava a imitarla) a dare una mano agli inquirenti, a fargli capire, con i suoi disegni, l’orrore e il terrore nel quale aveva vissuto fino a quel momento.
Sia per lei, sia per la sua sorellina più piccola, presente quel tragico 27 gennaio 2019 in casa, ma lei sì tratta in salvo dalla mamma, si è aperto un nuovo capitolo: sono state adottate da un’altra famiglia che, si spera, potrà dare loro l’amore di cui hanno bisogno.
Non si può non menzionare il ruolo svolto in questa vicenda dalle maestre: li hanno visti entrare in classe tumefatti e, nel caso della bimba, una volta, anche con un vistoso taglio all’orecchio frutto di un colpo ricevuto da Badre, ma ritennero opportuno credere alle giustificazioni che le venivano propinate (“è caduta dalla bicicletta”, per esempio). Il prossimo primo dicembre inizierà il processo che le vede imputate per omessa denuncia.

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