Caso Assange: la sinistra europea contro l’arresto, quella italiana con i poteri forti

Non bisogna avere paura della verità

Sull’arresto di Julian Assange la sinistra italiana tace e si schiera con i poteri forti e  i settori più retrivi degli Stati Uniti. Nessuna meraviglia. La “scelta di campo” è già emersa di fronte all’aggressione alla pacifica repubblica bolivariana del Venezuela, schierandosi in favore del tentativo di golpe,  sostenendo un esponente dell’opposizione golpista autoproclamatesi “presidente”.  La sinistra europea, invece,  si schiera “senza se e senza ma” con il fondatore di Wikileaks.  Il francese Jean Luc Mèlenchon  chiede al governo francese di concedergli l’asilo politico. “Julian Assange è stato arrestato questa mattina dalla polizia britannica a Londra. Dal 2012, è protetto dall’asilo politico della Repubblica dell’Ecuador, accordato dall’ex presidente Rafael Correa. Ha vissuto in ambasciata fino a questa mattina ma il nuovo presidente dell’Ecuador, allineato agli interessi degli Stati Uniti, ha deciso di ritirare l’asilo a Julian Assange – scrive  Mèlenchon – Il fondatore del sito Wikileaks viene perseguitato dal governo degli Stati Uniti per aver rivelato una massiccia operazione di spionaggio da parte sua contro tutti gli altri governi del mondo, compresi i suoi alleati. Julian Assange ha agito per la causa della libertà e dell’indipendenza della Francia rivelando pratiche aggressive contro di noi. L’onore del nostro paese deve essere quello di concedergli asilo politico in un momento in cui la sua libertà è minacciata“.

Sulla stessa lunghezza d’onda Jeremy Corbyn, leader della sinistra laburista inglese.  “Il Regno Unito deve dire no alla richiesta di estradizione degli Usa contro Julian Assange, arrestato ieri a Londra dopo quasi 7 anni d’asilo nell’ambasciata dell’Ecuador – scrive via Twitter il leader dell’opposizione laburista britannica, sottolineando come il fondatore di Wikileaks non possa essere consegnato a Washington per aver svelato “prove di atrocità” commesse dalle forze americane “in Iraq e in Afghanistan“. Il numero uno del Labour allega inoltre un video – diffuso a suo tempo da Wikileaks e uscito a quanto pare dagli archivi del Pentagono – che documenta la strage di civili di un raid aereo condotto dagli Usa in territorio iracheno nel 2007. Raid costato la vita fra gli altri anche a due giornalisti dell’agenzia britannica Reuters. Ieri, nel breve dibattito alla Camera dei Comuni seguito alla statement fatto da Sajid Javid, ministro dell’Interno del governo Tory di Theresa May, per rivendicare le ragioni dell’arresto di Assange, pure la ministra ombra laburista dell’Interno, Diane Abbott, s’era espressa contro l’estradizione dell’attivista australiano. Limitandosi a riconoscere la necessità che egli risponda del reato di violazione dei termini della cauzione di cui è accusato nel Regno Unito.

Sostegno a Julian Assange dal presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolas Maduro –  “L’estradizione dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti di Julian Assange rappresenterebbe “un vergognoso affronto al diritto internazionale e ai suoi diritti umani. E in ogni caso mette la sua vita in pericolo”. ha dichiarato il presidente  Maduro convinto che “Julian Assange non deve essere consegnato agli Stati Uniti, dove la sua vita è in pericolo a causa di un processo giudiziario truccato, in cui le accuse contro di lui non sono nemmeno state rivelate e dove c’è chiaramente l’intenzione di porre fine alla sua vita”. A giudizio di Maduro, inoltre l’arresto di Assange ha rappresentato  una cosa “atroce, orchestrata in modo maldestro e vergognoso dalla polizia britannica”.

In favore del fondatore di Wikileaks gli operatori dell’informazione.  Bisogna riflettere sulle gravi implicazioni che questo arresto avrà sul giornalismo e sulla libertà di informazione”: Arianna Ciccone, fondatrice e anima del Festival internazionale del giornalismo che si tiene a Perugia parla così dell’arresto a Londra di Julian Assange. “Esiste il pericolo reale che il caso possa diventare un modello per i governi che cercano di punire i media per aver esposto prove di abusi” – ha detto Arianna Ciccone – Non bisogna dimenticare che tutta la vicenda nasce dalla pubblicazione da parte di Wikileaks delle prove di gravi crimini commessi dall’esercito americano, in cui persero la vita decine di civili e due giornalisti della Reuters”. “Chat criptate, cartelle condivise, fonti anonime – ha aggiunto – sono tutte attività normali del giornalismo nell’era digitale. Che queste siano configurate come attività cospirazioniste a carico di Assange per commettere frodi informatiche, potrebbe costituire un pericoloso precedente per i giornalisti di tutto il mondo”. “A mio avviso la Gran Bretagna – ha sottolineato ancora la fondatrice del Festival – non dovrebbe concedere l’estradizione negli Usa”. Come scrive Reporters without borders – ha ricordato infine Ciccone – ‘Prendere di mira Assange dopo quasi nove anni per il fatto che WikiLeaks abbia fornito informazioni (come i cablo della diplomazia Usa) a giornalisti nell’interesse pubblico sarebbe una misura puramente punitiva, e stabilirebbe un pericoloso precedente per giornalisti, whistleblower, e altre fonte giornalistiche che gli Stati Uniti potrebbero voler perseguire in futuro. La Gran Bretagna deve mantenere una posizione di sani principi rispetto a qualunque richiesta di estradare Assange negli Usa, e garantirne la protezione secondo le leggi britanniche ed europee rilevanti per il suo contributo al giornalismo’”

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