Anno giudiziario, nuovo scontro governo-toghe. Orlando: “Corporativi”. Davigo: “Indipendenza violata”

Al centro della contesa la questione dell’età pensionabile dei magistrati, abbassata da 75 a 70 anni da una norma del governo Renzi, ritenuta “punitiva” dai magistrati

Un nuovo scontro fra toghe e governo infiamma l’inaugurazione dell’anno giudiziario a Milano. A dare la stura è il guardasigilli Orlando, che nel suo discorso dichiara: “E’ un’insidia che i singoli soggetti della giurisdizione reagiscano alle difficoltà ripiegando in una dimensione corporativa, tentando di salvaguardare le proprie ragioni attraverso la delegittimazione di quelle degli altri e la finale delegittimazione di tutto il sistema”. Alle parole del ministro replica in modo duro Piercamillo Davigo, presidente dell’associazione nazionale magistrati. “Io certamente – dice l’ex pm di Mani Pulite – non voglio essere ricordato come il presidente dell’Anm che ha abdicato sulla difesa dell’indipendenza della magistratura, signor ministro spero che lei non voglia essere ricordato come quello che ha provato a violarla”. Al centro della contesa la questione dell’età pensionabile dei magistrati, abbassata da 75 a 70 anni da una norma del governo Renzi. Unica eccezione, la proroga di un anno per le toghe della corte di Cassazione e della procura generale che non hanno copmpiuto i 72 anni entro il 2016.
“Quando sono in discussione principi non si media – afferma Davigo -, con questi interventi il governo decide chi fa il giudice: l’Anm ha deciso di non accettarlo. I magistrati prorogati sono di sicuro i migliori, ma se passa il principio che il governo può scegliere in futuro potrebbe scegliere i peggiori”. A margine della cerimonia, la replica del ministro: “Non credo che si stia attentando all’autonomia della magistratura perché si modifica l’età pensionabile. Altrimenti non mi spiego perché Anm non ha protestato quando abbiamo portato l’età da 70 a 75 anni”.

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