Secondigliano, terza edizione del premio Cimminiello: “Nessun cambiamento senza crescita sana per tutti”

La manifestazione intitolata al giovane tatuatore, vittima innocente di camorra, dopo le condanne ai presunti colpevoli. La sorella: “La pena dell’ergastolo non è mai una vittoria perché costringe una persona a non fare più del male tenendola rinchiusa, quindi non è guarita da quella malattia, è morta il 20 dicembre dopo quella sentenza”

“Sulla giustizia non si può cantare vittoria, innanzitutto perché c’è da affrontare ancora la Cassazione e c’è un altro processo in corso. E, seconda cosa, anche la pena dell’ergastolo non è mai una vittoria perché costringe una persona a non fare più del male tenendola rinchiusa, quindi non è guarita da quella malattia, è morta il 20 dicembre dopo quella sentenza”. Né odio né vendetta, solo lucido coraggio nelle parole di Susy Cimminiello pronunciate, giovedì sera, presso la palestra Fitness Village di Secondigliano frequentata dal fratello Gianluca, vittima innocente, prima che venisse ucciso per mano della camorra. A sette anni dalla tragedia, dopo la condanna da parte della Corte d’Assise d’Appello di Napoli a fine pena mai del killer poco più di un mese fa e in occasione della terza edizione del “Premio Cimminiello – Per non restare all’angolo”, organizzato dal Presidio di Libera Vomero-Arenella, il dolore è ancora vivo, ma Susy l’ha trasformato in responsabilità quotidiana.
“Va bene il lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine, ma non si può delegare tutto a loro – ha ribadito Susy -. Ognuno di noi deve fare il proprio dovere, soprattutto impegnarsi nella prevenzione di simili fatti”. Da qui il coinvolgimento nell’iniziativa degli studenti di età compresa tra i 13 e i 20 anni, chiamati a presentare un elaborato sul tema, quest’anno, “Datti una mossa – Cagna capa, nun cagnà città”. La cerimonia di consegna del premio (due abbonamenti semestrali di kickboxing, disciplina amata e praticata da Gianluca) si è svolta con i licei Sannazaro, Pansini e l’istituto Vittorio Veneto, alla presenza dell’assessore comunale ai Giovani Alessandra Clemente, del primo dirigente dell’Upg Michele Spina, del maestro judoka Gianni Maddaloni, dei maestri Salvatore Izzi, Genny Vecchione e Pasquale Cagliozzi, dei familiari di Antonio Landieri, altra vittima innocente, e del testimone di giustizia Luigi Leonardi. A fare da sfondo la musica del Coro Giovanile del Teatro San Carlo, diretto dal maestro Carlo Morelli.
Il 2 febbraio 2010 Gianluca, 31 anni, viene freddato nel suo studio “Zendark tattoo” a Casavatore. Ammazzato per aver postato su Facebook un fotomontaggio che lo ritraeva con l’ex calciatore del Napoli Ezequiel Lavezzi. Un affronto per un altro tatuatore che si rivolse ad affiliati del clan Amato-Pagano per dargli una lezione. Ma Cimminiello, che praticava arti marziali, li mise in fuga. Invidia, vendetta e alla fine l’ordine di eliminarlo per lo “sgarro” subìto. Determinante la testimonianza della ragazza che, presente nel negozio al momento dell’agguato, ha poi riconosciuto l’assassino. “All’inizio ero arrabbiata e magari li avrei voluto vedere anche torturati, perché pensavo che un’azione del genere potesse essere compiuta da una persona a me non somigliante – si è confessata Susy -. Quando me la sono ritrovata davanti, ho capito che non sono extraterrestri, hanno avuto evidentemente opportunità diverse, sono cresciuti in contesti differenti. Mi auguro che il nostro impegno possa essere indirizzato affinché tutti fin da piccoli abbiano le stesse opportunità di scelta sulla strada da intraprendere”. Un evento, quello di giovedì, per tenere sveglie le coscienze, “non per anestetizzarle e mettere una pietra sopra su ciò che è stato – il commento di Susy -. Importante sì la repressione e i processi veloci, ma bisogna intervenire sul contesto. Se gli undici figli Di Lauro hanno scelto la stessa vita del padre, allora forse abbiamo perso del tempo e ora non possiamo perderne più”.
Claudia Procentese
(Foto da Facebook)

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