Mito e natura dalla Grecia a Pompei, via alla mostra nei siti campani

L’esposizione, già allestita presso il Palazzo Reale di Milano, approda al Mann e agli scavi pompeiani

Un suggestivo excursus sul rapporto tra natura e mito nel mondo greco e romano. Questo il contenuto di una mostra, già allestita al Palazzo Reale di Milano nei mesi scorsi e che giunge ora in Campania presso i suoi due luoghi massimi dell’archeologia: gli scavi di Pompei ed il Mann.
“La mostra “Mito e natura – Dalla Grecia a Pompei” è stata realizzata quasi esclusivamente con pezzi campani – ha affermato Valeria Sampaolo, curatrice dell’esposizione nonché già direttrice del Museo partenopeo – ad eccezione di alcuni prestiti prestigiosi da Vienna, da Roma e dai Musei Vaticani. Uno dei motivi di soddisfazione per noi organizzatori è stato sicuramente quello di essere riusciti a rappresentare il tema del rapporto tra uomo e natura proprio mediante prodotti sia magno greci che di epoca romana trovati nella regione”.
Nel corpus espositivo del Mann presenti tutte le classi di materiali. In primis, la ceramica greca e magno-greca. Si va dalle produzioni a figure nere importate nel VI secolo a.C. a Cuma ed alludenti al tema del commercio attraverso le immagini di navi a quelle apule a figure rosse di IV secolo a.C. Celebri, a tal proposito, due crateri da Ruvo di Puglia che fanno già parte dell’allestimento permanente del museo napoletano: l’uno, del pittore di Licurgo, adornato con la lotta selvatica tra Atteone e una cerva; l’altro, invece, decorato dal pittore dell’Ilioupersis con il topos dell’incontro tra i fratelli Oreste e Ifigenia presso un alloro del santuario di Artemide in Tauride. Tra le opere di scultura occupa una posizione rilevante il Trittolemo da Santa Maria Capua Vetere: la statua, unica icona attica a tutto tondo del principe eleusino al quale la dea Demetra aveva concesso il dono dell’agricoltura, doveva far parte di un gruppo comprendente alcune divinità.

 

Di notevole bellezza le lavorazioni vitree nella tecnica del cammeo, recuperate da Pompei e dall’area vesuviana quali il pannello dall’Insula Occidentalis con la vigna di Dioniso e l’anforetta, meglio nota come “Vaso blu”, con alcuni Satiri intenti alla pratica della vendemmia. La stessa zona è luogo rinomato per i ritrovamenti di argenterie: dalla casa del Menandro di Pompei si segnalano tazze recanti figure bucoliche cesellate in uno stile estremamente fine, ovvero un bovaro, un uomo intento a bere ad una fonte, viandanti in atto di mangiare e bere come se stessero facendo un pic-nic. Nella collezione di pitture, oltre alle lastre dipinte della tomba del Tuffatore di Paestum, un posto di rilievo è occupato dall’affresco della casa pompeiana del Bracciale d’oro che ha per oggetto un “paradeisos” popolato di piante, uccelli e quadretti di genere. A tale pittura si accompagna un nutrito gruppo di ulteriori quadri mitologici: dai nilotici, che trovano confronto anche in un pregevole pannello a rilievo dalla chiesa di Sant’Eusebio sull’Esquilino, al capolavoro di “Ulisse nel paese dei Lestrigoni” proveniente da una domus situata sullo stesso colle romano. All’apertura in mattinata della sezione pompeiana della mostra, che comprende un’ulteriore selezione di dipinti posti entro una piramide al centro dell’antico anfiteatro, si è accompagnata la riapertura di cinque antiche abitazioni degli scavi: la casa del Frutteto, le domus di Marco Lucrezio, della Venere in conchiglia e di Loreio Tiburtino ed i praedia di Giulia Felice.

Angelo Zito

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