Mann, L’Ercole Farnese e le Fatiche/Ferite di Luigi Pagano

Nella personale dell’artista contemporaneo, visitabile sino al prossimo 11 settembre, le fatiche dell’eroe greco e le lesioni sulla scultura farnesiana che lo rappresenta diventano metafora della sofferenza dell’umanità di oggi

Una bellissima antica statua le cui lesioni diventano metafora delle ferite dell’umanità sofferente di oggi. Al Museo Archeologico di Napoli è possibile visitare dallo scorso 30 giugno un’interessante mostra dal titolo “Fatiche/Ferite” dell’artista contemporaneo Luigi Pagano.
L’allestimento prende spunto dal grande, incommensurabile valore dell’Ercole Farnese, scultura colossale in marmo, realizzata dall’artista ateniese Glykon nel II secolo d.C. (copia, a sua volta, di un originale bronzeo del maestro greco Lisippo, vissuto nel IV secolo a.C.) e rinvenuta nel 1545 sul colle Aventino a Roma, luogo in cui sorgevano le terme dell’imperatore Caracalla. “La figura di Ercole, semidivino figlio di Alcmena e Zeus, diventa così fulcro di una giustapposizione tra fatiche mitiche e ferite terrene, tra racconto e realtà così come suggerisce la statua stessa dell’Ercole Farnese – afferma Luigi Pagano nell’introduzione al catalogo della sua mostra – Quest’ultima, nel suo trasmettere l’immagine dell’eroe possente, ha sfidato l’inarrestabile scorrere del tempo subendo anch’ella crepe, lesioni, manomissioni, ricostruzioni, restauri, tracce, insomma, di un vissuto sempre in bilico tra terreno ed ultraterreno”.
Di grande significato il piccolo corpus delle “Chine”, dodici riproduzioni ad inchiostro che richiamano alla mente le celebri Fatiche dell’eroe magistralmente rappresentate sulle metope del tempio di Zeus a Olimpia intorno al 460 a.C. Pagano ha qui volutamente esaltato la potenza di alcuni aspetti caratterizzanti i feroci leggendari avversari come, ad esempio, le corna d’oro della cerva di Cerinea, le piume taglienti degli uccelli della palude di Stinfalo e le terribili protomi del mostro-guardiano dell’Oltretomba, Cerbero.
Nei “Lacerti”, fogli in tecnica mista su tela e lamiera di alluminio, sono visibili alcuni ingrandimenti macro-fotografici delle lesioni presenti sulla scultura farnesiana che alludono alla “vita faticosa” sia di Ercole che dell’uomo contemporaneo. Nei tre “Dittici”, invece, l’autore sperimenta un insolito accostamento tra materiali differenti: da un lato, il metallo, metafora dell’eternità del tempo mitologico, decorato con pittura fissata a fuoco dalle immagini di tre dei leggendari sfidanti dell’eroe greco (Idra di Lerna, leone di Nemea, Ippolita, regina delle Amazzoni); dall’altro, la tela, dove il colore e l’acqua si mescolano per dare vita ad uno strato terroso che ricorda la precarietà dell’esistenza umana.
“Per l’archeologo o lo storico del restauro i segni del marmo sono solo un indizio per ricostruire le vicende subite dall’opera e restituire il suo aspetto originario. Per l’occhio dell’artista, invece, che penetra nella superficie scolpita e nelle ferite aperte, la statua diventa lo specchio per vedere riflesso se stesso – scrive il critico Simone Foresta in una recensione sulla personale di Pagano – Non è un giochino intellettuale che tenta di attualizzare il passato per trasformarlo in un’icona del presente; è una riflessione profonda, possibile forse solo attraverso il linguaggio dell’arte, sul nostro essere eroi feriti senza essere immortali”.
“Fatiche/Ferite” sarà visitabile sino al prossimo 11 settembre durante il normale orario di apertura del Mann.

Angelo Zito

Condividi sui social network
  • gplus
  • pinterest