Lutto nel giornalismo, addio Carmine Alboretti

Stroncato da infarto, aveva solo 45 anni ma un’esperienza ultratrentennale: cominciò a soli 14 anni. Scrittore, firma del Roma e del Mattino. Tra le tante testate, fu anche vicedirettore de La Discussione

Grave lutto nel giornalismo: è morto Carmine Alboretti, firma di tante testate. Stroncato da un infarto stanotte, nella sua abitazione di Trecase, alle falde del Vesuvio: aveva appena 45 anni. Lascia la moglie e un figlio. Ad un’età dove tanti sgomitano, in un mestiere sempre più precario, Alboretti aveva il curriculum di un veterano. Anche, e non solo, perché aveva cominciato col giornalismo nel 1988, a 14 anni. Nel lungo apprendistato, anche tante uscite con la telecamera, al fianco del padre Antonio, tecnico della Rai. Una passione lunga una vita, coltivata fino all’ultimo respiro, partendo dalla gavetta. Ma il giornalismo non era l’unico settore in cui si era disimpegnato: scrittore prolifico, avvocato, assistente universitario di diritto ecclesiastico e diritto pubblico dell’economia, alla facoltà di giurisprudenza della Federico II. E nel tempo da dedicare al relax, anche volontario della Protezione civile. In queste settimane, intento a portare generi alimentari a chi più necessita. Ma la parola e la scrittura restavano in cima ai pensieri. Tra le sue opere: “Il Cantico di Frate Vesuvio”, “La Buona Battaglia. Politica e bene comune ai tempi della Casta; “Laudato si’. L’Enciclica di Papa Francesco raccontata ai ragazzi (e agli adulti), “I diavoli rossi del Vesuvio”, “Il Vesuvio meraviglia del creato”. Uomo di grande cultura e multiformi interessi, aveva cominciato da ragazzino, scrivendo sul Mattino. Per anni collaboratore del Giornale di Napoli e del Roma, esperienze anche a Napolipiù, Metropolis, Lo Strillone, Torresette. Era tornato in età adulta al Mattino, da corrispondente nell’area vesuviana. Il salto, però, era arrivato con “La Discussione”, il giornale fondato da Alcide De Gasperi. Entrato nella redazione napoletana, nel 2010, con un contratto a termine da redattore ordinario, in breve tempo ne scalò le gerarchie interne: fu nominato prima caporedattore, poi vicedirettore, nella redazione centrale a Roma. Della Discussione, Alboretti era mente e anima. Ne ideava i contenuti al mattino, in tandem col direttore Antonio Falconio, e gli dava corpo il pomeriggio, sgobbando come fosse l’ultimo apprendista, e non un “graduato”. Una fatica giornaliera, culminata in una produttività record: riusciva a scrivere da solo anche metà delle pagine. Ma il lavoro alle “macchine” non gli impediva di inseguire traguardi personali: nella città eterna divenne apprezzato vaticanista, lui studioso del francescanesimo, materia cui ha dedicato alcuni libri. E a Roma fondò anche il quotidiano “La voce sociale”. Ma tra le cose a cui teneva di più, c’era “Pagine Vesuviane”, blog creato una decina d’anni fa, ormai presenza storica in quel territorio. Nel 2017 vinse il premio “Francesco Landolfo” di giornalismo, dedicato ai reportage sui temi ambientali. Nell’ultimo anno, prestava la sua opera nello staff dell’eurodeputato Franco Roberti. L’Ordine nazionale e l’Ordine regionale dei giornalisti della Campania – si legge in una nota – “ricordano con affetto il collega Carmine Alboretti, scomparso prematuramente la scorsa notte” e sono vicini alla famiglia. “Giornalista e giurista, da sempre vicino all’Ordine non aveva fatto mai mancare i suoi preziosi consigli – affermano i presidenti Carlo Verna ed Ottavio Lucarelli – mettendosi a disposizione di chiunque ne avesse bisogno. Era stato più volte relatore e promotore di corsi di formazione professionale assieme all’Ordine della Campania”. Il segretario del Sugc, Claudio Silvestri, il presidente Gerardo Ausiello, il consiglio direttivo tutto, i probiviri, i sindaci, i consiglieri nazionali del Sindacato unitario giornalisti della Campania “si stringono alla moglie e al figlio in questo momento difficile. A loro va il nostro abbraccio affettuoso. Ciao Carmine, ci mancherai”. Del Sindacato unitario giornalisti della Campania, dal 2014 al 2019, Alboretti era stato presidente del collegio dei probiviri.

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