Un testimone alla trasmissione Chi l’ha visto: “Un corteo di auto e moto lo seguì la sera dell’omicidio”

Valter Rizzo si recò a Catania per incontrare uno dei maggiori esperti internazionali di letteratura italiana che nel libro ha il nome di fantasia Saverio N per mantenerne l’anonimato. Da lui apprese che Pasolini frequentava assiduamente Catania e che lui lo conobbe nel 1972. Gli disse che il poeta la sera andava in giro per procurarsi incontri omosessuali che nella città etnea i giovani “marchettari” erano tutti picchiatori professionisti, legati alle squadre del servizio d’ordine dell’Msi. Disse ancora che, poichè il caso Mattei era al centro dell’interesse di Pasolini, questi andava in giro a fare domande, troppe. Il 3 marzo del 2010, nel corso della conferenza stampa di presentazione della XXI edizione del libro antico a Milano, il senatore Marcello Dell’Utri annunciò la scoperta di un dattiloscritto di Pasolini contenente “Lampi sull’Eni”. Il testo, secondo Dell’Utri, sarebbe “inquietante per l’Eni, parla di Cefis, di Mattei e si lega alla storia del nostro Paese”. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano con una lettera pubblicata sul Corriere della Sera, indirizzata all’onorevole Walter Veltroni, si impegnò ad inoltrare alla Procura della Repubblica di Roma una istanza volta alla riapertura delle indagini affinchè si facsse piena luce sull’omicidio. Pasolini fu ucciso perchè aveva scoperto che Mattei era stato assassinato e sapava chi era l’autore dell’omicidio o il suo mandante?
Nell’aprile del 2010 nella redazione della trasmissione “Chi l’ha visto” fu deciso di approfondire il caso riguardante la scomparsa di un meccanico: Antonio Pinna. Si erano perdute le sue tracce il 14 febbraio 1976, pochi mesi dopo la morte di Pasolini. Il nome del meccanico era stato fatto da una persona che conosceva da anni Pasolini. Si chiamava Silvio Parrello, ma tutti nel suo quartiere lo chiamavano Er Precetto. Parrello disse al giornalista di “Chi l’ha visto” che la sera del 1 novembre del 1975, l’auto di Pasolini fu seguita da una Gilera 125 guidata da un certo Giuseppe. Seguiva anche un’altra moto con a bordo due pregiudicati, i fratelli Borsellino. Alle due moto si aggiunse un’ Alfa Romeo 2000 guidata da Pinna e una Fiat 1500 con tre uomini a bordo. Disse che i tre sconosciuti massacrarono Pasolini e che Pinna passò con la macchina sopra il suo corpo. Pelosi allora era innocente e chi erano i componenti del commando a bordo della Fiat 1500?
Pelosi fu difeso da un avvocato d’ufficio, Piergiorgio Manca. Poco dopo nominò suoi difensori Tommaso e Vincenzo Spaltro che portavano avanti la giusta linea difensiva: dimostrare l’innocenza di Pelosi e la presenza di altre persone che commisero l’omicidio. A Pelosi fu detto con un telegramma, a firma “zio Giuseppe”, che gli onorari sarebbero stati pagati da persone che non volevano comparire. Il loro mandato durò poco perché l’imputato nominò un terzo difensore, un principe del foro: l’avvocato Rocco Mangia. Questi scelse come suoi consulenti il criminologo Aldo Semerari, massone e in buoni rapporti con Licio Gelli, la sua compagna Maria Fiorella Carraro e il professore Franco Ferraguti, iscritto alla P2 ( il I° aprile del 1982 Semerari fu trovato decapitato nella sua auto ad Ottaviano e nello stesso giorno fu uccisa anche la sua compagna alla quale, dopo pochi giorni dalla morte, fu svaligiata la casa da ladri rimasti ignoti). La linea difensiva di Mangia fu quella di convincere Pelosi a dichiararsi l’unico responsabile dell’omicidio. Perché? Dove prendeva i soldi per pagare questo fior fiore di professionisti un diciassettenne semianalfabeta e nullatenente?
Ce n’è a sufficienza per impegnare severamente in nuove indagini la procura della Repubblica di Roma per stabilire finalmente chi uccise Pasolini e perché. (4-fine)

Mimmo Sica

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