Campi Flegrei oltre il visibile, mostra al Mann

L’esposizione  una modalità alternativa di fruizione del patrimonio culturale attraverso l’impiego delle nuove tecnologie. Visitabile fino al 10 novembre

“Tutta la regione fino a Baia e a Cuma è piena di zolfo, di fuoco e di sorgenti calde. Si pensa che anche per questo Cuma sia stata chiamata Flegra e che le stesse emissioni di fuoco e di acqua abbiano provocato per folgorazione le ferite dei Giganti qui caduti”. Il celebre passo tratto dalla Geografia di Strabone di Amasea (V, 4, 6) è una delle tante citazioni letterarie che accompagnano il percorso di visita alla mostra “Oltre il visibile. I Campi Flegrei”, allestita presso il Mann dallo scorso 27 luglio.
L’obiettivo dell’esposizione, curata dal Databenc (Distretto di Alta Tecnologia per i Beni Culturali), è di proporre una modalità alternativa di fruizione del patrimonio culturale attraverso l’impiego delle nuove tecnologie. A disposizione del visitatore un’app gratuita scaricabile su I-phone e Smartphone che consente di visualizzare approfondimenti sulle principali opere della mostra, dalle ceramiche campane a figure rosse di IV secolo a.C. delle collezioni Stevens, Santangelo e del conte di Siracusa, già custodite presso il Museo napoletano, ad alcune statue romane in marmo, copie di capolavori di maestri greci, quali l’Afrodite Sosandra, rinvenuta nelle Terme di Baia ed il torso colossale del Giove capitolino da Cuma. Le news su eventi culturali e spettacoli in calendario nei vari centri della zona flegrea nonché i link ad alcuni social network arricchiscono di gran lunga il bagaglio di informazioni a portata di un semplice touch. Anche per coloro che non dispongono di tali avanzate apparecchiature, al centro della cosiddetta Sala del Soffitto stellato è sistemato un desk con annesso monitor attraverso il quale è possibile apprezzare i medesimi contenuti dell’app.

 
Molto suggestiva la proiezione multimediale dell’Atlante letterario dei Campi Flegrei e di alcune guide storiche, come quelle di Giulio Cesare Capaccio (1607), di Pompeo Sarnelli (1709) e di Domenico Antonio Parrino (1751), presenti altresì nel loro originale formato cartaceo in un’apposita bacheca. Mediante semplici movimenti delle braccia, lo spettatore ne può agevolmente sfogliare le pagine o effettuare ingrandimenti sulle riproduzioni prospettiche dei monumenti e sulle vedute a volo d’uccello di antiche carte topografiche.
Oltre ai tradizionali pannelli didascalici che descrivono i principali siti dell’area flegrea, uno specifico tavolo interattivo, concesso in prestito dal Museo archeologico di Castel di Baia, permette inoltre di acquisire maggiori nozioni su Cuma e le sue vestigia: digitando sulle indicazioni topografiche si possono leggere su schermo brevi testi esplicativi accompagnati da un ricco corredo fotografico.
Ad attirare l’attenzione soprattutto dei più piccini la visualizzazione tridimensionale in olografia a piramide della testa dell’Apollo dell’Omphalos, ritrovata all’interno del Palatium imperiale di Baia. La singolare riproduzione, che ruota costantemente attorno ad un proprio asse invisibile, offre la possibilità di notare alcune specifiche caratteristiche iconografiche della divinità rappresentata quali, ad esempio, le trecce della capigliatura che ancora oggi conservano tracce dell’originaria pigmentazione rossa.
“Oltre il visibile. I Campi Flegrei” sarà visitabile sino al prossimo 10 novembre durante il regolare orario di apertura del Mann.

Angelo Zito

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