Governo sconfessato: sospeso il documento di regolarità contributiva, avallato lavoro nero nei cantieri edili

Due deputati 5 Stelle votano con la Lega mettendo in discussione accordo tra governo e sindacati. Un regalo al caporalato

Il lavoro nero e l’evasione contributiva, la cancellazione dei diritti dei lavoratori del settore dell’edilizia potrebbero essere legittimati e favoriti dalla scelta assunta dalla Commissione bilancio della Camera di abolire il comma 1 dell’articolo 81 del Decreto Rilancio e sospendere la validità del Durc (Documento Unico di Regolarità Contributiva). L’organismo parlamentare ha accolto la proposta presentata da due deputati del Movimento 5 Stelle, Leonardo Donno e Maria Luisa Faro(entrambi imprenditori di professione). Entrambi hanno votato insieme alla Lega e alla destra sconfessando il ministro del lavoro Nunzia Catalfo provenienza pentastellata e il ministro delle infrastrutture Paola de Micheli. Una proposta incredibile. Una enorme contraddizione per un partito che si è sempre vantato di difendere la legalità, la trasparenza, i diritti dei lavoratori. Una scelta che rischia di favorire i caporali, i padroni, padroncini, i subappaltatori senza scrupoli e non aiuterà a combattere la burocrazia e gli ostacoli che si frappongono per la realizzazione delle opere pubbliche e private.  

Che cos’è il Durc?  – E’ l’attestazione della regolarità contributiva Inps, Inail e Cassa Edile. Viene rilasciato dai tre organismi previdenziali e assistenziali competenti territorialmente.  Tale documento è nato nel 2005 per combattere il lavoro nero e le irregolarità assicurative e contributive nel settore dell’edilizia e dei lavori pubblici, dal 1° gennaio 2009 è stato esteso a tutte le ditte che lavorano in regime di appalto o subappalto di qualsiasi tipo di lavoro anche fuori dall’ambito dell’edilizia. Il Durc è obbligatorio per ricevere il pagamento dei lavori o servizi svolti a favore della Pubblica Amministrazione che non può procedere al pagamento in presenza di un Durc non regolare, anzi in ultima istanza procederà a versare l’importo direttamente al creditore pubblico.

Lavoro nero in edilizia, nel 2019 evasi 4 miliardi di euro. Coinvolti 400 mila lavoratori senza contributi – La realtà che il settore edile è uno di quelli più colpiti dal fenomeno del lavoro nero. E questo non comprende solo chi esegue degli interventi senza contratto regolare. Sono diversi infatti i casi di irregolarità che si manifestano in edilizia. E tutto questo non fa altro che uccidere ulteriormente un settore già in ginocchio per colpa della crisi e delle tasse.

Oltre al vero e proprio lavoro nero infatti, sono presenti in abbondanza anche i fenomeni di lavoro grigio (ovvero assicurato solo in parte), e il dumping contrattuale per ottenere sgravi fiscali. Il dumping comprende chi svolge il suo impiego nel settore edile, ma è assicurato con un differente contratto di altra natura, come meccanico, artigiano. Le indagini svolte dall’ISTAT, dall’Agenzia delle Entrate e dall’INL (Ispettorato Nazionale del Lavoro), hanno rivelato che solo per l’anno 2019, si contano più di 4 miliardi evasi in edilizia, con più di 400 mila lavoratori coinvolti. Inoltre, il fenomeno del dumping contrattuale interesserebbe più di 150 mila operai edili.

La reazione delle organizzazioni dei lavoratori

 “Chiediamo al governo di rispettare gli impegni presi e al Parlamento di rimediare alla scelta sciagurata appena compiuta. In caso contrario come sindacato faremo sentire la nostra protesta in tutte le sedi e nelle piazze”, così in una nota unitaria Vito Panzarella, Franco Turri, Alessandro Genovesi, segretari generali di FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil.  L’articolo 81 del decreto rilancio – spiegano – era stato richiesto dalle parti sociali dell’edilizia al Governo, ed era oggetto di un’intesa raggiunta ad aprile con i ministri del Lavoro, Catalfo, e delle Infrastrutture, De Micheli”. E le conseguenze del provvedimento sono per i sindacati “paradossali e pericolose”: un’impresa edile, infatti, risulta regolare e può lavorare fino a fine anno senza pagare i contributi Inps, Inail e gli accantonamenti in Cassa edile (ferie, permessi, ratei di tredicesima). Può addirittura tenere i lavoratori in nero ma partecipare ad appalti pubblici e beneficiare di incentivi, sottolineano –  Un’azienda che nasce oggi, invece, proseguono, “potrebbe lavorare senza aver mai pagato un contributo e risultare regolare, al pari di chi invece fa impresa seriamente pagando i lavoratori e rispettando leggi e contratti. Altro che lotta al lavoro nero, altro che lotta all’illegalità, alle mafie e alla criminalità. Il voto, tra l’altro, sconfessa il presidente Conte, che durante gli Stati generali dell’economia si era impegnato con i sindacati per un rafforzamento del Durc e degli strumenti di contrasto al lavoro nero“, attaccano ancora gli edili di Cgil, Cisl e Uil.

Sindacati della Campania, attacco alla legalità –  “Vergognoso attacco alla legalità. Non può definirsi altrimenti l’abolizione del comma 1 dell’articolo 81 del Decreto Rilancio – evidenziano Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil della Campania –  Un “colpo di spugna”, o una “marchetta” come la si potrebbe definire in Campania, che penalizza oltre misura le aziende serie e oneste e i tanti lavoratori edili dipendenti delle stesse. Una scelta scellerata che va in direzione opposta alle esigenze del settore. Maggiore regolarità significa maggiori versamenti all’INPS, all’INAIL, alle Casse Edili, significa maggiori risorse per far fronte alle emergenze del paese e alle economie dei lavoratori. Maggiore regolarità è sinonimo di un paese civile e democratico dove chi rispetta le regole non è penalizzato nei confronti dei furbetti – affermano i sindacati degli edili della Campania –  L’abolizione del comma 1 dell’articolo 81 del Decreto Rilancio, è un colpo al sistema certificatorio dello stato e della Bilateralità di settore (Cassa Edile), un sistema che negli anni ha contribuito proprio alla emersione del lavoro nero e grigio. Ma forse è proprio quello che si vuole colpire: la lotta al Lavoro Nero.

Ciro Crescentini

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