Draghi affonda il salario minimo con la complicità di Conte e Di Maio. Traditi i lavoratori precari

La ricercatrice Marta Fana: “O si sta contro il lavoro povero o si è a favore”

Il salario minimo non è nell’agenda del governo di Mario Draghi. Passa la linea della Confindustria nel totale silenzio Giuseppe Conte, Luigi Di Maio rispettivamente leader ed esponente di governo di riferimento del del Movimento 5 Stelle. Dunque, i grillini continuano a tradire il programma elettorale. I pentastellati avevano promesso una legge che indicava il salario minimo in 9 euro all’ora al lordo degli oneri contributivi e previdenziali. Promesse, solo promesse. I grillini hanno deciso di abbandonare i lavoratori che percepiscono sottosalari per concentrarsi sulle poltrone, nomine e carriere.

L’Italia è uno dei pochi paesi Ue a non aver ancora istituito il salario minimo. Come rilevato dall’Eurostat, a causa di questo immobilismo quasi il 12% dei lavoratori dipendenti riceve un salario inferiore ai minimi contrattuali contro una media europea del 9,6%.

Sempre in base agli ultimi dati Eurostat svettano in cima alla classifica dei paesi che hanno il salario minimo il Lussemburgo (2.201.93), l’Irlanda (1.723.80) l’Olanda (1.625.72). In Francia il salario minimo invece è fissato in 1.554.58 euro, in Germania in 1.614.00, in Spagna in 1.108.33.

Eloquenti le dichiarazioni della ricercatrice Marta Fana. “Chi si pone contro il salario minimo e firma i contratti a 7 euro lordi l’ora sta dicendo che il lavoro povero va bene. Sta dicendo a milioni di lavoratori e famiglie che per loro una vita dignitosa non è un diritto (articolo 36 della Costituzione) – sottolinea Fana – Che siano Mario Draghi presidente del Consiglio, sindacalisti, politici di ogni sorta il succo del discorso è questo: O si sta contro il lavoro povero o si è a favore – aggiunge la ricercatrice – Perché se i  politici trovano urgente sbloccare i licenziamenti, liberalizzare i contratti a termine (più ci si chiede come mai il 20% non dura più di una settimana) è evidente che per loro i diritti e le retribuzioni dei lavoratori siano qualcosa da continuare a comprimere”.  “Sì continuare perché è da quel maledetto 92 che i salari perdono. Allo stesso modo, se sei un sindacalista e dici che il salario minimo è demagogico mentre i contratti collettivi sono l’unico strumento che garantisce retribuzioni dignitose, allora vuole dire che non soltanto non sei adeguato al tuo ruolo di sindacalista ma sei proprio contro i lavoratori” – sottolinea ancora Fana

Bisogna dirlo così a parole semplici e chiare, nessuno si senta offeso, perché i contratti che pagano 4 o 7 euro lordi l’ora sono firmate dai sindacati e sono pure rappresentativi – evidenzia Marta Fana – Cosa rispondete alla lavoratrice che mi ha appena scritto inviandomi la busta paga. Una lavoratrice come centinaia di migliaia di altri che lavorano per una società di servizi in appalto e guadagna 4.45 euro l’ora a cui le hanno applicato quel maledetto Multiservizi. Cosa le rispondete? – conclude Faba –  Io a questa lavoratrice dico che dobbiamo organizzarci subito tutti dentro una enorme battaglia per il salario minimo mettendo insieme i lavoratori esternalizzati di ogni settore dall’energia ai beni culturali, i lavoratori in tirocinio, quelli a rimborso spese, i giornalisti a cottimo finte partite Iva”.

CiCre

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