Napoli ha un’anima ribelle e da sempre odia potere

Riceviamo e pubblichiamo integralmente

Napoli ha un’anima ribelle e da sempre odia il potere.

Lo dice la sua storia, che da sempre si intreccia con la sua grande capacità di sopportazione .

Ha subito dominazioni straniere, ha subito tradimenti, ha vissuto la fame più nera e soprattutto ha sopportato e sopporta il pregiudizio più becero sulle qualità morali dei suoi abitanti.

È vero, Napoli non può essere additata come esempio di virtù e, proprio come un suo figlio scugnizzo deve aggrapparsi agli espedienti per poter sopravvivere.

Nonostante ciò e nei modi più diversi, Napoli è vista da tutti come un raro esempio di riferimento.

Quando Tommaso Aniello ( Masaniello) guidò la rivolta napoletana, non lo fece per un sentimento di avversità contro gli spagnoli , ma semplicemente per protestare per l’eccesso di dazi e gabelle che mettevano a rischio la sopravvivenza del popolo.

Durò poco, perché i Napoletani odiano il potere e appena Masaniello si adeguò al potere, fu lo stesso popolo a presentargli il conto.

Le quattro giornate di Napoli, sono un ulteriore esempio dello spirito ribelle dei napoletani.

Napoli come tutte le città d’Italia,subì le ritorsioni naziste dopo il cambio di fronte, sopportandole con grande rassegnazione .

Mentre i nazisti preparavano la ritirata per l’imminente arrivo degli alleati, pensarono di distruggere un’ infrastruttura cara ai napoletani, ‘ il ponte della Sanità ‘,da lì partì la ribellione partenopea che diede il via alla ribellione civile.

Negli ultimi anni , dopo l’amministrazione di Bassolino , Napoli ha vissuto un lungo periodo soporifero,con amministratori di facciata , perché l’uomo che aveva incarnato il desiderio di riscatto di un intera regione non voleva interferenze nel suo ambizioso progetto di guida del paese.

Questo,ha permesso a finti Masaniello di illudere i napoletani che il loro ruolo potesse essere decisivo per il riscatto della nostra regione.

Il sindaco in carica si è trasformato in opinionista televisivo pronto a scagliarsi contro il suo antagonista locale che si atteggia a salvatore della patria.

Il presidente della giunta regionale campana, che poco prima della dichiarazione di emergenza sanitaria era dato per spacciato, ha abilmente sfruttato a suo vantaggio quest’occasione, tanto da meritarsi oltre il 70% dei voti .

Se si votasse oggi , probabilmente avrebbero entrambi grandi difficoltà, perché Napoli odia chi tradisce il suo sentimento e sa come ribellarsi.

Già in due occasioni per niente strumentalizzabili politicamente, i napoletani hanno dimostrato di fottersene delle imposizioni e delle regole.

Sono scesi in strada a giugno per festeggiare la coppia Italia e lo hanno rifatto il 25 novembre per rendere omaggio ad un proprio figlio, tipico esempio di ribellione del carattere napoletano.

Ma i napoletani hanno dimostrato il loro carattere anche il 23 ottobre quando furono annunciate le restrizioni che si intendevano adottare per il contenimento dell’epidemia.

Da quel giorno, anche nel resto di Italia non si contano le manifestazioni di protesta ad un governo che non viene più percepito come soggetto deputato alla tutela degli interessi popolari.

Questo spirito di ribellione sicuramente porterà altri frutti e forse come disse un altro illustre figlio di questa città, “a volte penso addirittura che Napoli possa essere l’ultima speranza che resta alla razza umana

Ciro Silvestri

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