Referendum Alitalia, effetto Renzi-Gentiloni sul Sì: stravince il No, accordo bocciato

E’ un piccolo 4 dicembre per i Marchionne boys del Nazareno, schierati “ventre a terra” per il pre accordo firmato il 14 aprile tra azienda e sindacati. Adesso c’è l’amministrazione straordinaria

Il premier Gentiloni ci aveva messo la faccia per sostenere il Sì al piano “lacrime e sangue” (“Senza Alitalia non sopravvive”), ma nonostante ciò – o magari proprio per quello – arriva un clamoroso risultato dalle urne del referendum tra i dipendenti della compagnia di bandiera. I dipendenti di Alitalia bocciano il preaccordo per il salvataggio. Su un totale di 10.101 votanti, oltre il 90% degli aventi diritto, i No sono 6.816, pari a oltre il 67%, e i Sì 3.206. Il no prevale nettamente a Napoli e Milano (circa 700 contro poco oltre 150 voti favorevoli, a Malpensa 278 No e 39 Sì, a Linate 698 No e 153 Sì). A Roma anche. A Fiumicino per il No votano in 3166 contro appena 304 Sì, e dagli uffici della Magliana (amministrativi, call center, informatici) lo score è di 193 contrari e 39 favorevoli. Il Sì è in maggioranza, si fa per dire, solo all’aeroporto di Torino Caselle dove votano in 16: finisce 9 a 7. Per il governo-fotocopia di Renzi e Gentiloni è un piccolo 4 dicembre. Una sberla ai Marchionne boys del Nazareno. A Palazzo Chigi si riunisce un vertice d’urgenza. Al termine, “Rammarico e sconcerto per l’esito del referendum Alitalia che mette a rischio il piano di ricapitalizzazione della compagnia” esprimono i ministri dello Sviluppo Carlo Calenda, dei Trasporti Graziano Delrio e del Lavoro Giuliano Poletti. E adesso cosa succede?  Domani è convocato il cda Alitalia, per deliberare la richiesta di amministrazione straordinaria speciale. Probabile la contestuale uscita dei soci per consegnare di fatto “le chiavi” dell’azienda al governo. Formalizzata la richiesta, il ministero dello Sviluppo Economico procederebbe con la nomina di uno o più commissari (fino a 3). Senza acquirenti o nuovi finanziatori al commissario non resterebbe infine che chiedere il fallimento della compagnia, con la conseguente dichiarazione di insolvenza da parte del Tribunale. Il curatore fallimentare inizierebbe la procedura liquidatoria, con 2 anni di cassa integrazione, Naspi e quindi disoccupazione per i lavoratori, contestualmente la cessione “spezzatino” degli asset della compagnia.

 

 

COSA PREVEDE IL PREACCORDO – Il verbale di preaccordo firmato da sindacati e azienda il 14 aprile prevede una ripatrimonializzazione dell’azienda per circa 2 miliardi di euro, di cui oltre 900 come “nuova finanza”. Complessivamente è previsto un taglio del costo del lavoro di 670 milioni in 5 anni. Il piano sancisce 980 esuberi per i contratti a tempo indeterminato per il personale di terra rispetto a una iniziale proposta di 1.338. La riduzione deriva dal fatto che 358 addetti alla manutenzione non vengono più esternalizzati. Per i 980 esuberi si fa ricorso alla Cigs per due anni a partire da maggio, e con l’integrazione del Fondo del settore avranno fino all’80% della retribuzione. Poi saranno riassorbiti dall’azienda o andranno in Naspi, ex indennità di disoccupazione. Previsti anche incentivi all’esodo. Per il personale navigante sono previsti scatti di azianità triennali anziché annuali. Il primo sarà a partire dal 2020, con un tetto del 25% agli aumenti salariali nel caso di promozioni. Applicazione dei livelli retributivi “city liner” per i nuovi assunti indipendentemente dall’aeromobile di impiego. Prevista la riduzione di un assistente di volo nei collegamenti a lungo raggio, la riduzione dei riposi annuali da 120 a 108, con un minimo di 7 nel mese, esodi incentivati per i piloti e assistenti di volo. Taglio del 21,6% dell’indennità di volo che corrisponde a una riduzione complessiva dello stipendio dell’8%. Al termine del contratto di solidarietà sarà valutata la possibilità della trasformazione del part-time in coerenza alle esigenze aziendali e la prosecuzione del contratto di solidarietà fino alla scadenza prevista per legge, ovvero fino al 24 settembre 2018. L’azienda, si legge poi nel verbale di preaccordo, si impegna, nell’eventualità di un biennio continuativo con un Ebitda positivo e comunque non prima del 2022, a discutere con i sindacati per un eventuale recupero del taglio salariale. Davvero troppo per i lavoratori, stufi di dover essere gli unici a pagare il conto.

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