Pantani non si dopò, la camorra lo rovinò truccando il test: “Per non pagare scommesse miliardarie”

La clamorosa svolta nelle indagini della Procura di Forlì: “Un clan minacciò un medico per costringerlo ad alterare il test e far risultare il ciclista fuori norma”. Il campione fu buttato fuori dal Giro d’Italia e iniziò il calvario che lo avrebbe portato alla morte prematura

Fu la camorra a rovinare Pantani truccando il test antidoping che lo fece squalificare al giro d’Italia del ’99? Ne è convinta la Procura di Forlì. “Un clan camorristico minacciò un medico – scrive il pm Sottani – per costringerlo ad alterare il test e far risultare Pantani fuori norma”. Ipotesi avanzate già dopo le parole del bandito Renato Vallanzasca (“Un membro di un clan camorristico in carcere mi consigliò fin dalle prime tappe di puntare tutti i soldi che avevo sulla vittoria dei rivali di Pantani. ‘Non so come, ma il pelatino non arriva a Milano. Fidati’). Ma che adesso trovano conferma in una intercettazione trasmessa da Premium Sport. E’ la registrazione audio di un detenuto vicino alla camorra e ad ambienti legati alle scommesse clandestine. L’uomo è lo stesso che, secondo Renato Vallanzasca, confidò in prigione al criminale milanese quale sarebbe stato l’esito del Giro d’Italia del ’99, ovvero che Pantani, che fino a quel momento era stato dominatore assoluto, non avrebbe finito la corsa. Dopo le dichiarazioni di Vallanzasca, e grazie al lavoro della Procura di Forlì e di quella di Napoli, l’uomo è stato identificato e interrogato e subito dopo ha telefonato a un parente. Telefonata che la Procura ha intercettato.

 

IL MOVENTE –  Scommesse contro Pantani, scommesse miliardarie, in lire, che la camorra non poteva perdere. Da qui il piano di alterare il controllo del sangue. La Procura di Forlì ha ricostruito tutti i passaggi, ha sentito decine di persone, in carcere e fuori. Ha avuto la prova-regina, con l’intercettazione ambientale di un affiliato a un clan che per cinque volte ripete la parola “sì”, alla domanda se il test fosse stato alterato. Ma i magistrati sono andati oltre, non si sono fermati a questo importante elemento. Hanno ricostruito la catena di comando, hanno trovato i mandanti dell’operazione.

 

L’INTERCETTAZIONE – Questo il testo dell’intercettazione. Uomo: “Mi hanno interrogato sulla morte di Pantani”. Parente: “Noooo!!! Va buo’, e che c’entri tu?”. U: “E che c’azzecca. Allora, Vallanzasca ha fatto delle dichiarazioni”. P: “Noooo”. U: “All’epoca dei fatti, nel ’99, loro (i Carabinieri, ndr) sono andati a prendere la lista di tutti i napoletani che erano…”. P: “In galera”. U: “Insieme a Vallanzasca. E mi hanno trovato pure a me. Io gli davo a mangia’.Nel senso che, non e’ che gli davo da mangiare: io gli preparavo da mangiare tutti i giorni perche’ e’ una persona che merita. E’ da tanti anni in galera, mangiavamo assieme, facevamo societa’ insieme”. P: “E che c’entrava Vallanzasca con sto Pantani?”. U: “Vallanzasca poche sere fa ha fatto delle dichiarazioni”.

 

L’INIZIO DEL PRECIPIZIO – Se fosse confermato il sabotaggio della camorra, bisognerebbe ricostruire tutto il tracciato umano e non solo sportivo del Pirata, già venato di giallo anche nelle circostanze della morte. Le intercettazioni ambientali e i riscontri, con nomi e cognomi, riscrivono la storia degli ultimi anni di Pantani, segnati da un calvario iniziato proprio con quella clamorosa esclusione dal Giro, a un passo dal trionfo. Una discesa agli inferi iniziata la mattina del 5 giugno 1999 all’hotel Touring di Madonna di Campiglio, alla vigilia della penultima tappa con Gavia, Mortirolo e arrivo all’Aprica. Lì avvenne il controllo del livello di ematocrito della maglia rosa Pantani. Il risultato parlò di valori per ematocrito alto, che ora si ipotizzano dolosamente alterati: 51,9% contro il 50% consentito allora dalle norme dell’Uci, la federciclismo mondiale. Distrutto per un’esclusione che considerava ingiusta, di lì a poco il campione fu risucchiato dalla depressione. I morsi del male oscuro lo tormentarono fino al 14 febbraio 2004, quando fu trovato morto nella stanza D5 del residence “Le Rose” di Rimini. L’autopsia rivelò che la morte era stata causata da un edema polmonare e cerebrale, conseguente a un’overdose di cocaina. Ma diverse sono le incongruenze sull’ultimo atto del romanzo di Pantani. La famiglia da anni si batte per accendere i riflettori sul caso, sostenendo che in realtà il Pirata sia stato ammazzato. La Procura di Rimini ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di omicidio.

 

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