Vivibilità per i disabili, Napoli bocciata: è 87° tra le province, Roma e Venezia peggio

Al vertice della classifica dell’Anmil ci sono Cremona, Ferrara, Siracusa e Torino. Nell’area metropolitana di Napoli dilagano barriere architettoniche e auto parcheggiate nei posti riservati

L’area metropolitana di Napoli non è vivibile ed accessibile ai portatori di handicap. E’ quanto emerge da una ricerca promossa dall’Anmil, Associazione italiana mutilati e invalidi del lavoro che ha avviato un’indagine attraverso gli oltre 400 mila iscritti e le sedi regionali e stilato, con le segnalazione ricevute, la una pagella (voti da 1 a 10) della vivibilità e dell’accessibilità delle province italiane. Cremona, Ferrara, Siracusa e Torino, sono le città al vertice della classifica. Oltre 100 le città monitorate, in primis è stata fatta una verifica sulla presenza delle barriere architettoniche nei luoghi pubblici e privati. Le province al vertice della classifica ottengono un bell’otto , agli ultimi posti (con un punteggio di 2) si collocano Agrigento, Campobasso e L’Aquila. Napoli non va oltre il 4, posizionandosi all’ottantasettesimo posto. Senso civico, solidarietà e abbattimento delle barriere, queste componenti sono le fondamenta portanti per la costruzione della società. La nostra provincia non è ancora riuscita a tenere il passo con le altre città europee per quanto riguarda l’abbattimento delle barriere architettoniche che impediscono alle persone portatrici di handicap di usufruire delle strutture e dei servizi. La vita dei portatori di handicap napoletani è sempre più dura e impossibile. I gradini e i marciapiedi sono ovunque: nelle vecchie e nuove stazioni della metropolitana, davanti alle banche. Gli uffici pubblici sono inaccessibili. Le auto sono parcheggiate nei posti riservati ai portatori di handicap o sulle rampe per le carrozzine. Tutto è inaccessibile per chi usa sempre la carrozzina. Assistiamo all’imbarbarimento della fase storica attuale che sta accentuando l’emarginazione dei portatori di handicap. Sotto la spinta delle politiche di austerità governative, Comune, Regione e Asl riducono gli strumenti di sostegno necessari per garantire a tutti una vita indipendente e la salute.

 

 

Le persone con handicap locomotorio non hanno la possibilità di girare per strada, né di prendere il treno della metrò e della Circumflegrea, impossibile accedere alle stazioni di Montesanto, Campi Flegrei o Piazzale Tecchio e neppure di accedere ad edifici ed uffici. Molti di loro non usano più da oltre dieci anni la metropolitana o un autobus. E loro, le persone in causa, si limitano rassegnate a dire la nostra vita è molto difficili. Quali iniziative hanno assunto finora le istituzioni locali per tutelare tutti i diversamente abili? La Regione Campania non ha disposizioni specifiche per l’eliminazione delle barriere architettoniche. Con l’articolo diciotto della Legge 11 del 1984, tuttavia, ha assegnato, con piani annuali, ai Comuni che ne facciano richiesta, un apposito fondo finalizzato al parziale rimborso delle spese per la rimozione delle barriere negli alloggi o negli edifici occupati da cittadini disabili. A quanto pare sono stati adattati solo il 20,8% degli immobili, il 4,4% dei parcheggi e il 7,1% degli uffici pubblici. Bisogna dire che una delle città dove gli spostamenti sono un continuo dramma per le persone diversamente abili è Napoli, dove possiamo trovare esempi chiari di barriere come scalini, porte strette, pendenze eccessive, spazi ridotti. Numerosissimi i casi di barriere meno palesi, come parapetti, che limitano la visibilità a una persona in carrozzella o di bassa statura; banconi da bar troppo alti o per menzionare qualche condizione di impedimento ai non vedenti, basta indicare semafori sprovvisti di segnalatore acustico, o oggetti che sporgono in alto e in cui si può andare a sbattere, non rilevabili col bastone bianco.

Ciro Crescentini

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