Napoli: 5600 persone lavoreranno gratis alle Universiadi, sindacato assente

Il movimento dei disoccupati si mobilita contro lo sfruttamento nei cosiddetti grandi eventi

Le Universiadi che si svolgeranno a Napoli dal 3 al 14 luglio prossimi sono il solito grande evento che  non porterà niente di buono per i giovani partenopei e campani. Nell’occhio del ciclone è finito il bando per il  reclutamento di 5600 volontari impegnati nell’ambito dell’organizzazione delle attività. Ieri durante una conferenza stampa, il commissario dei giochi Gianluca Basile ha dichiarato che ai volontari impegnati  8 ore  sarà concesso  un rimborso spese di 25 euro al giorno. In pratica i volontari lavoreranno gratis,  sarà  legittimato un sorta di caporalato di Stato. Una scelta politica ed amministrativa assunta nell’indifferenza delle organizzazioni sindacali confederali di Cgil, Cisl e Uil locali e nazionali che non hanno attivato iniziative per tutelare i 5600 volontari, proponendo, per esempio, un protocollo d’intesa, un sistema di regole, stabilendo un salario minimo, tutele per la prevenzione della salute e gli infortuni. Dura la reazione dei giovani. I sindacato dovrebbe mobilitarsi, coinvolgere i giovani, attivare iniziative di lotte contro il “volontariato-sfruttamento”. Invece, le organizzazioni dei lavoratori continuano ad essere assenti mentre ogni giorno migliaia di giovani vengono fregati così, con il lavoro gratis definito da padroni e padroncini come “opportunità”. Il lavoro gratuito è incostituzionale. E’ bene ricordare che l’articolo 36 della Costituzione impone l’obbligo di una retribuzione proporzionata per ogni prestazione lavorativa resa. E’ necessario fare chiarezza, per chi si affaccia al mondo del lavoro e si trova a dover decidere se farlo davvero in forma gratuita.Nulla vieta ad una persona  di svolgere la propria attività a titolo volontario, ma la legge sul volontariato del 1991 chiarisce che l’organizzazione per cui si svolge volontariato deve essere senza fini di lucro.  Insomma, se la realtà per cui si presta la professionalità è lucrativa, allora si ha diritto ad una retribuzione. Parimenti, anche gli enti pubblici sono tenuti al pagamento delle prestazioni lavorative senza alcuna eccezione. Eventuali zone d’ombra sono rappresentate dalle associazioni no profit che svolgono attività produttive, spesso su commissione di enti pubblici che non hanno fondi e alla fine utilizzano i contratti di stage per usufruire di prestazioni professionali senza pagarle.

Noi non vogliamo lavorare gratis e sentirci dire di aspettare, accontentarci dell’esperienza per aggiornare il curriculum perché in futuro verremo pagati. Le universiadi non sono una opportunità per tutti, è una opportunità solo per gli imprenditori interessati ai profitti e le agenzie di collocamento privato impegnate per il reclutamento dei volontari” – afferma Lucio M, studente universitario della Facoltà di Ingegneria. Contro lo sfruttamento e il lavoro gratuito scendono in campo i movimenti e le rappresentanze sociali. Significativa e articolata la nota del Movimento di Lotta ‘Disoccupati 7 Novembre’. “I “grandi eventi” nella maggior parte dei casi diventano occasione per sperpero di denaro pubblico e profitti per pochi, lasciando degradati i luoghi che li ospitano – spiegano senzalavoro – Eppure proprio le “Universiadi” a Napoli in quanto manifestazione sportiva potrebbero (avrebbero potuto) determinare opportunità di lavoro e ristrutturazione di impianti sportivi che resterebbero fruibili agli abitanti rappresentando quindi un opportunità. Ma ancora una volta ecco la logica del profitto e dei “grandi eventi” (proprio come l’Expo a Milano e tanti altri) prevalere sui bisogni reali – sottolineano –  Per “amore di Napoli” dovremmo preferibilmente dare la nostra disponibilità volontaria per lavorare gratuitamente durante le Universiadi. Per la precisione 5600 volontari, meglio non chiamarli lavoratori, che dovrebbero prestare la propria forza lavoro gratuitamente per un evento finanziato con centinaia di milioni di euro. Il Caporale in questo caso è lo Stato che offende la dignità di giovani e disoccupati – puntualizza il movimento 7 Novembre – In una città dove migliaia di giovani cercano lavoro non si utilizzano questi eventi per farne un occasione utile per la città ed in primis per i disoccupati ma si utilizzano per sfruttare ancora di più manodopera gratuita – sottolineano ancora –  E molti accetteranno pure, visto che questa esperienza “allarga il curriculum”. I soldi ci sono: non usiamoli per grandi eventi inutili.  Vogliamo un lavoro, un salario, un reddito per campare”

                                                                                                             Ciro Crescentini

 

 

 

 

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