13 Reasons Why,  non sentivamo il bisogno di una seconda stagione

 

L’estrema delicatezza del tema del suicidio,

Meno di tre settimane fa, precisamente il 18 maggio, Netflix ha reso disponibile la seconda stagione di 13 reasons why alias Tredici, la famosa nonché criticata serie incentrata sul suicidio di una giovane ragazza, Hannah Baker.

Prima di parlare di questa seconda stagione facciamo un passo indietro per riprendere la struttura e il messaggio, più o meno riuscito, della prima.

Hannah Baker è una ragazza che nella sua vita ha avuto spesso problemi di bullismo e spera che, nella nuova città e scuola in cui si trasferisce, la situazione possa essere diversa. Tuttavia le sue speranze vengono quasi subito vanificate in quanto inizia a subire tutta una serie di cattiverie, prese in giro, tradimenti e violenze psicologiche da parte dei compagni che finiscono con lo sfociare nello stupro da parte di uno di loro, evento che unito ad altri fattori la porterà al suicidio. Il filo conduttore degli episodi è rappresentato dalle cassette che lei registra prima di morire per far sapere a tutti, ma soprattutto ai veri responsabili, quanto ha sofferto.

Ebbene, la mission di questa serie tv è chiara: si cerca di spiegare l’estrema delicatezza del tema del suicidio, soprattutto ai ragazzi, e a come questa azione possa essere istigata anche da altre più “piccole” se cumulate.

Che il messaggio sia arrivato non c’è dubbio, sul come sia stato percepito non ci si può esprimere, però sul fatto che la serie in sé per sé fosse autoconclusiva tutti possiamo esprimerci.

Ecco perché ho deciso di elencare i miei personali 13 motivi per cui non sentivo il bisogno di una seconda stagione.

 

  1. Si è perso completamente il senso della prima stagione: se l’obiettivo era invitare a riflettere sul suicidio e sul bullismo, che bisogno c’era di dedicare altri 13 episodi al processo della famiglia di Hannah contro la scuola? Che bisogno c’era di proseguire la storia?

 

  1. Mi è sembrata una serie non educativa in quanto si è deciso di affrontare le tematiche non in modo costruttivo, il che non vuol dire renderli una favoletta improbabile, ma scegliendo chiavi di lettura di facile appiglio sul pubblico come il sesso e la violenza.

 

  1. Trovo che gli sceneggiatori, fin dalla prima stagione, abbiano subito schiacciato il piede sull’acceleratore proponendo delle situazioni, talvolta, poco verosimili. Con questo non intendo dire che non possano capitare, ma che tutti quegli eventi capitino ad una sola persona o in uno stesso luogo, in questo caso la scuola Liberty High, appare alquanto improbabile.

 

  1. Tutti gli eventi chiave o quelli che servivano a colpire l’audience sono stati gonfiati di puro pessimismo, potenziando l’aura negativa dei fatti stessi. Esempio clamoroso l’aggressione di Tyler in bagno il quale, dopo essere tornato da un mese trascorso in riformatorio, viene subito brutalizzato da un gruppo di ragazzi poiché li aveva fatti squalificare dal campionato sportivo.

 

  1. Ebbene, la morale dov’è? Visto che si tratta di un prodotto fatto ad hoc, pianificato in ogni dettaglio, possibile che non si potesse trovare una soluzione diversa? Gli sceneggiatori hanno davvero pensato che mostrare un pestaggio in stile “carcere e rissa tra gruppi etnici diversi” per un motivo così futile fosse l’unica soluzione possibile? La serie era stata pensata per i ragazzi. Non ha senso inserire la scritta in sovrimpressione all’inizio dell’episodio “non adatto ai minori, si consiglia la visione in compagnia di un adulto” se poi si mostrano cose del genere. Bisognava calibrare meglio il tutto.

 

  1. In tal modo non hanno fatto altro che esaltare i classici stereotipi che così spesso abbiamo trovato nei prodotti audiovisivi a stelle e strisce.

La legge del più forte. Lo studente proveniente da una famiglia potente che lo rende intoccabile. I club sportivi che spadroneggiano sulla scuola. Un intero sistema impotente in cui le ragazze vengono strumentalizzate e gli insegnanti restano in silenzio. Ragazzi liberi di comprare e usare armi da fuoco.

 

  1. Un sistema in cui la giustizia è un optional, in cui si lanciano all’attacco avvocati-avvoltoi e in cui uno stupratore che può pagare la cauzione è fuori in tre mesi. E’ vero, purtroppo succede anche nella vita reale, ma in una serie in cui non c’è stato mai uno spunto positivo, era opportuna come scelta narrativa?

 

  1. I personaggi sono ovviamente mostrati in un momento di grande stress emotivo e fragilità ma, nel corso delle puntate li si è visti prendere decisioni senza capo né coda, cosa che va ulteriormente a potenziare i punti precedenti.

 

  1. Il fatto che siano stati sottolineati molti stereotipi ha prodotto anche alcune frasi e pensieri di conseguenza, tra i quali quello della madre di Hannah alla fine del processo, secondo cui non esisteva una donna che non era mai stata abusata da un uomo. Se con abuso si intende un concetto molto più ampio e sfumato che possa comprendere anche gesti non eclatanti ma fastidiosi, allora forse potrebbe avere un senso; ma se lo si intende come abuso sessuale, argomento chiave della puntata, allora è una frase che non sta né in cielo né in terra. É femminismo spicciolo, demonizzazione dell’uomo.

 

  1. Nella prima stagione, nelle cassette, Hannah raccontava tutto quanto fosse accaduto riguardo ad un certo personaggio. Nella seconda invece, per “motivi di trama” e nascondendosi dietro deboli scuse, hanno trovato il modo di inserire ulteriori avvenimenti di quando Hannah era viva. Perché?

 

  1. Una curiosità: nessuno, adulto o ragazzo che sia, si accorge che Clay parla da solo? L’attrice che interpreta Hannah è stata inserita sotto forma di fantasmagorica visione di Clay, con il quale parlava. Queste loro conversazioni avvenivano ovunque, quindi capitava spesso che vi fossero altre persone presenti. Nessuno si accorgeva di nulla?

 

  1. Ne va a perdere così anche il realismo del tutto. La serie infatti, che nello specifico è un drama, all’occasione veste i panni di un film d’azione facendo spuntare fiammeggianti macchine rosse pronte a portar via gli amici in difficoltà. Il riferimento al finale di stagione è chiaro: Tyler vuole fare un attentato alla scuola durante il ballo. Clay riesce a convincerlo che è sbagliato. Tony corre a salvare Tyler portandolo via di lì. Tyler dà il suo mitra a Clay che resta lì in attesa. Intanto sullo sfondo spicca la macchina abbandonata da Tyler col cofano pieno di armi e nell’aria le sirene della polizia che, nonostante suonino da un bel po’, non si vedono arrivare.

 

  1. Ovvia strategia di spianare la strada ad una terza stagione, in cui presumibilmente si tratterà il tema delle armi. C’è bisogno di dire altro?

 

                                                                                                     Laura Andrea Parascandolo

 

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