Welfare da maglia nera, la Campania non è un paese per vecchi

Mancano i luoghi di aggregazione e i servizi. Gli anziani non se la passano bene nella regione, secondo i dati forniti da organizzazioni no profit e sindacati

Gli anziani della nostra regione tirano avanti con redditi bassissimi e con la perdita del potere d’acquisto delle pensioni, la vita quotidiana diventa più difficile. Insomma: la Campania non è un paese per vecchi. Tantissimi versano in gravi difficoltà economiche, vivono da soli, fanno fatica a svolgere attività quotidiane. Significativi i dati forniti dalle organizzazioni no profit come la Caritas e dalle forze sociali come Cgil, Cisl, Uil, Cobas. Nella nostra regione mancano i luoghi, i riferimenti di aggregazione, i servizi. Emergono grandi differenze territoriali. Alcuni esempi? Ci sono solo 30 strutture culturali con appena 2900 iscritti, nel Veneto 182 con 20 mila iscritti, in Lombardia 168 con 18 mila iscritti. Pochissime le strutture non residenziali: 300 in Campania per 20 mila utenti, 700 in Veneto per 50 mila utenti; le strutture residenziali campane sono 200 con 6300 posti letto e 400 in Veneto con 13 mila posti letto. In Campania, la gestione della stragrande maggioranza delle strutture di assistenza degli anziani è saldamente nelle mani dei privati. Nelle province campane le strutture residenziali private sono 174, quelle pubbliche solo 19. Le rette oscillano, in media, tra i 1200 e i 1800 euro. Sono solo 20 le residenze sanitarie assistenziali per gli anziani gestite dall’aziende sanitarie locali, appena 180 posti letto, ne occorreranno oltre 3000, di cui 220 posti dedicati ai centri diurni per pazienti afflitti da Alzheimer. E non finisce qui. In Campania 80 mila pensionati ultra sessantacinquenni vivono con 420 euro al mese. Sono i nuovi poveri. Percepiscono una cifra bassissima rispetto alla soglia di povertà assoluta stabilita fissata dall’Istat a 700 euro mensili. Una situazione di estrema difficoltà. Il governo nazionale e il governo regionale uscente non ha mai promosso politiche sociali che tenessero conto dei bisogni reali dando una risposta adeguata. L’esecutivo nazionale, invece, continua a ridurre e a ridimensionare le risorse e le reti di protezione sociale. Tanti gli anziani che, con poco più di 400 euro al mese, fanno fatica anche a curarsi. Tante le storie di sofferenze. Tanti gli anziani che abitano nelle periferie degradate cittadine. Tanti si sentono isolati, lontano dagli amici e dai parenti. La gran parte di costoro, se non beneficia di aiuti e sostegni da parte dei figli, si trova già al di sotto della soglia di povertà relativa e scivola progressivamente verso la povertà assoluta.

 

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