Coronavirus, i limiti della sanità accreditata

Riceviamo e pubblichiamo integralmente

Chiudere le attività che non siano di pubblico interesse e di servizio pubblico essenziale che garantiscono, ad esempio, cura, assistenza e riabilitazione o erogano terapie salvavita, è una misura di contenimento del propagarsi di un virus quale il Covid-19 che nessuno ha mai sottovalutato. Questa emergenza sta mettendo in evidenza tutti i limiti e le falle che da anni molti ” brutti, sporchi e cattivi” sindacalisti denunciano a tutti i livelli alle autorità competenti. I centri di riabilitazione e tutti coloro che erogano le prestazioni domiciliari, in accreditamento con il Servizio sanitario regionale o in appalto, vivono da sempre i disagi dello sfruttamento salariale e della inesistenza delle più comuni misure di prevenzione in merito a salute e sicurezza. Nonostante il lavoro svolto sia nell’ambito dei Livelli essenziali di assistenza, infatti le prestazioni sanitarie svolte, che a cascata dalla 833 del 78 passando per la 502 del 92 fino ai più vicini decreti regionali di fabbisogno territoriale, nonostante le denunce all’ Ispettorato del lavoro, al Presidente della Regione Campania, ai Direttori Generali delle Asl, nonostante l’utilizzo di contratti in dumping che in modo schizofrenico retribuiscono in modo diverso figure professionali che fanno lo stesso lavoro, erogano la stessa prestazione, hanno lo stesso titolo di studi, nonostante dopo 13 anni venga loro applicato un CCNL scaduto e non ancora rinnovato perdendo migliaia di euro di adeguamenti ed allineamento al costo della vita, oggi sono regolarmente a lavoro. Parlo di fisioterapisti, di logopedisti, di neuropsicomotricisti, di educatori, di OSS, di assistenti sociali a stretto contatto con pazienti immunodepressi, autistici, con patologie cardiache, con patologie respiratorie, motorie, ritardi cognitivi, allettati, pazienti oncologici di tutte le età ovvero dal primo mese di vita ai novantenni, ai quali quotidianamente non si dona solo il sorriso, ma soprattutto le proprie competenze professionali al fine di garantire una qualità della vita migliore. In questi giorni non solo si combatte con le proprie paure di ammalarsi, alimentate dalla distonica informazione, ma soprattutto con la più totale indifferenza delle aziende, dei Direttori Sanitari, delle Autorità competenti (che emanano ordinanze senza curarsi che vengano applicate), nel prendere le dovute misure di prevenzione, devono combattere con pazienti che non rispettano le più banali norme. Bisogna lottare contro tutti quei padroncini che minacciano anche il licenziamento se segnali possibili pazienti vettore di influenza, se richiedi idonei DPI (Dispositivi di Prevenzione Individuali), quali mascherine, guanti e disinfettanti. Nessun allarmismo per quanto mi riguarda, nessuna richiesta di paralisi totale anche perchè ancora una volta una ennesima crisi significherebbe farla pagare ai lavoratori, così come sta accadendo in queste ore, infatti in quelle rare strutture dove si effettua davvero la sanitizzazione si mettono in ferie forzate i lavoratori o si userà, qualora ci fosse una chiusura prolungata, la CIG o i più svariati ammortizzatori sociali, così semmai si contiene anche il tetto di spesa perchè si stava per sforare. Contenere il dilagarsi di un virus qualsiasi significa anche educare i pazienti alle norme di buon senso non solo in questa emergenza, ma sempre: chi può essere infettivo deve restare a casa, quante volte anche innanzi a parotiti, morbilli etc etc si pretendeva comunque di stare in ambulatorio? Sale di attesa gremite di bimbi, anziani, genitori, assistenti, badanti non sono luoghi di assembramento? Qualcuno ci spieghi come tutti questi lavoratori che erogano almeno 45 minuti di prestazione lavorando per lo più con il corpo dei pazienti stare ad almeno 2 metri di distanza? Dove sono i medici di famiglia? Dove sono gli assistenti sociali? Dove sono i Direttori Sanitari, spesso burattini nelle mani degli imprenditori? Dove stanno le inevase richieste di incontro con la Regione Campania sulle tematiche inerenti i lavoratori della Sanità Privata Accreditata? Dove sta il ruolo della Sanità Pubblica di controllo? Possibile che nessuno conosca davvero questo lavoro? Possibile che non siano previste misure a garanzia di questi lavoratori/genitori che non possono portare i figli a scuola? Possibile che si è dipendenti di aziende private quando bisogna mettere le mani in tasca ai lavoratori ed aziende accreditate con il pubblico quando bisogna rimpinguare le tasche degli imprenditori? Possibile che le scuole restino chiuse per poi far stare i bambini nelle ludoteche? Meglio fermarsi qui perchè potrei scrivere per ore del nostro lavoro, al momento siete voi autorità a doverci stare almeno a 2 metri di distanza!

Mario Zazzaro

Responsabile Territoriale Cgil Funzione Pubblica

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