Se il #fertilityday è un #banalityday

L’iniziativa del ministro Lorenzin, i “lapsus” e i costi della campagna per la fertilità delle donne

Il Ministro alla Salute Beatrice Lorenzin decide di dare il via ad una campagna che promuove la cultura e la bellezza della fertilità.
Ha avuto evidentemente un piccolo lapsus, si è dimenticata di tre categorie che compongono la nostra (e la sua, credo) società.
– Le donne che vogliono avere figli ma a cui, purtroppo, “madre natura” non ne ha dato la possibilità.
– Le donne che non vogliono avere figli, perché si sentono complete così. Chi può dire che per essere donna bisogna per forza essere madre?
– Le coppie che hanno timore a crearsi una propria famiglia, perché non sono nelle condizioni socio-economiche ideali per farlo e per garantire ai propri figli una vita dignitosa.

Per non parlare poi delle modalità con cui si sta portando avanti questa campagna. Una serie di manifesti e cartoline una più banale dell’altra in cui, in parole povere, si invitano le donne a farsi mettere incinte. Una campagna pubblicitaria, che si concluderà con un evento il 22 settembre, volta a “promuovere direttamente l’idea che la Fertilità è un bene comune la cui tutela va al di là dell’interesse della singola coppia ma riguarda l’intero Paese” e “promuovere la bellezza della maternità e paternità”, come scritto nel bando ufficiale.
Certo, perché noi italiani tutto questo non lo sappiamo, siamo talmente stupidi che dobbiamo farcele spiegare dalla Lorenzin queste cose.

Ciliegina sulla torta, per questa campagna tanto banale quanto offensiva, sono stati spesi dal nostro caro governo circa 150.000 euro.

Cara Lorenzin, il #banalityday lo riusciresti a fare benissimo, ma per il #fertilityday pensaci un altro po’, e se proprio devi, ricordati che non esistono solo ricconi e fertili, ma la società che tu dovresti rappresentare, è molto eterogenea. Tanti saluti.

Yari Angelo Russo

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