Nacque il 19 marzo 1922 a Lowell, in Massachusetts

Lui è stato uno di quelli che ha infuocato una generazione. Un’azione che giunge ben prima dei cortei. Assieme a Gingsberg, Burroughs, Ferlinghetti, anche il suo nome è passato alla storia: Jack Kerouac, poeta jazz, al secolo Jean-Louis Kerouac, scrittore e poeta che nasceva proprio oggi, 12 marzo 1922 a Lowell, cittadina del Massachusetts. È lui che firma con il suo romanzo “On the Road” (Sulla strada, 1951) il manifesto di quella famosa “Beat Generation” che tanto animerà il periodo ’68-’70. Romanzo che arriva dopo il suo debutto nel 1950 con “The Town and the city” (La città e la metropoli). Nelle sue parole i grandi spazi dell’America settentrionale/centrale come non mai. Nella Treccani si definisce l’opera come una “cronaca spontanea e sofferta” di una sfida “sconnessa con cui il vitalismo giovanile tenta di opporsi alle rigide strutture della società costituita”.

Nel gusto dell’improvvisazione jazz: con una regola che non sa di regola, pura improvvisazione “meditata”; non dimenticando impressioni e suggestioni che odoravano ancora di surrealismo e semplicità: “Ho avuto una bellissima fanciullezza, mio padre era un tipografo a Lowell, trascorsa correndo giorno e notte per i campi e lungo le banchine del fiume”. Questo scrive della sua infanzia. Dalla repressione etico-religiosa impartita nella scuola elementare, uno degli incipit alla spontaneità della sua scrittura, fino alla conoscenza nella tipografia paterna della macchina da scrivere. Incontro illuminante per gli amanti della lettura. Arrivano poi i primi problemi in famiglia. L’attività paterna riscontra forti problemi economici, Jack inizia a bere e conosce il gioco d’azzardo. Ecco il gusto della sua adolescenza. Dopo l’attacco a Pearl Harbour, e il discorso “Odio alla guerra” del presidente Roosvelt, Jack lascia la Columbia University per arruolarsi. Verrà poi congedato per problemi psichici. Il ’44 è l’anno cruciale, la sua caldera. Incontrerà Lucien Carr che gli presenterà Burroughs e Ginsberg. È qui che aleggia la formazione di quello stile volutamente “rapsodico”.

Kerouac era anche un “economista” delle parole. Con loro lui voleva “contrattare”. Nella sua poesia “Blues” scrive:”I poeti in vecchie stanze gufose/che scrivono curvi parole/sanno che le parole furono inventate/perché il nulla era nulla/Usando le parole, usate le parole/le X e gli spazi vuoti/E la pagina bianca dell’Imperatore/E l’ultimo dei Tori/Prima che la primavera si metta in moto/Sono una montagna di nulla/di cui volenti o nolenti disponiamo/Così di notte contratteremo/nel mercato delle parole.

Morirà il 21 ottobre 1969. Nel pieno della formazione di una controcultura ben radicata e ben costituita alla quale lui contribuirà in modo non poco notevole. Un contributo letterario e sociale di notevole importanza: dal rifiuto del consumismo americano, allo sfruttamento dei lavoratori fino a giungere all’universale ricerca del senso umano. “Ce n’è ancora, di strada”. (Big Sur)

Vincenzo Perfetti

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