L’iniziativa dei 435 dipendenti: “Gioco al massacro, ci vergogniamo di essere italiani. E’ un gioco al massacro”

MARCIANISE – I lavoratori dello stabilimento Ericsson di Marcianise hanno inviato una missiva al presidente della Repubblica, nella speranza di sensibilizzare le istituzioni nella vicenda che li vede coinvolti, in cui rischiano di perdere il posto di lavoro. Di seguito il testo completo della missiva.

Ill.mo Presidente della Repubblica Italiana On. Mattarella,

indirizziamo a Lei il nostro appello e grido di aiuto, in quanto Rappresentante e massimo Garante della Costituzione e delle Istituzioni di questo Paese. Costituzione, che nel suo primo articolo, ci piace ricordare, afferma che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul Lavoro.

Oggi quel diritto al lavoro tanto agognato, che dovrebbe concorrere a darci la Dignità di PERSONE e di CITTADINI ITALIANI, i mezzi necessari per la sussistenza delle nostre famiglie, la possibilità di realizzare i nostri progetti, ci sta venendo strappato nella più totale indifferenza delle Istituzioni locali e nazionali. Siamo i 435 Lavoratori della Ericsson di Marcianise (CE), più altrettanti lavoratori dell’indotto, per un totale di un migliaio di famiglie, che vivono delle attività correlate all’opificio marcianisano.

Il colosso industriale svedese, ha deciso di cedere il nostro stabilimento alla Jabil circuit srl, un’impresa americana già presente sul medesimo territorio di Marcianise e coinvolta in un percorso di profonda crisi, che ha portato l’azienda ad attuare un piano di gestione dei lavoratori in esubero, tanto da ritenere la decisione della Ericsson una scelta scellerata, che sta ponendo le basi per un vero dramma sociale.

Il tutto si configura, infatti, come una mera operazione speculativa, che ha solo lo scopo di portare alla chiusura lo stabilimento Ericsson Marcianise, nell’arco di breve tempo.

Nonostante la mobilitazione dei lavoratori, purtroppo, se si dovesse aggiungere un capitolo a questa triste e vergognosa vicenda della vertenza Ericsson Marcianise, sicuramente esso parlerebbe dell’aberrante SILENZIO e ABULIA da parte delle Istituzioni territoriali e Nazionali, delle loro posizioni poche chiare e superficiali, dell’osservare da lontano, come semplici spettatori, questo processo di desertificazione, che sta depauperando un territorio già vessato, da fondamentali attività produttive.

Persino da parte della Regione Campania, c’è stata una mancata presa di coscienza e una posizione forte, in difesa del proprio territorio e del proprio patrimonio produttivo di alta specializzazione tecnologica.

Questo avviene, in modo inconcepibile, da parte di quelle stesse Istituzioni che dovrebbero ricordare che in questa terra, l’unico modo per garantire legalità, per strappare risorse alla camorra, è quello di creare e preservare lavoro, facendo in modo che in madri sole, in padri di famiglia, in giovani sfiduciati, presi dalla più cupa disperazione, non attecchiscano forme di “guadagno alternativo”.

A seguito degli incontri avvenuti al MISE, la posizione palesata dal Governo risulta inspiegabile e inammissibile, ravvisando addirittura “condizioni positive e passi avanti” in questo affare, non si sa su quali presupposti, quasi liquidando la questione in maniera del tutto superficiale, senza neanche chiedere altro tempo per sviscerarla nei minimi termini al fine di ricercare eventuali altre soluzioni, che non siano un vettore che guidi alla chiusura. In tal modo, i Lavoratori della Ericsson di Marcianise, quasi schiaffeggiati brutalmente, si sono sentiti catapultati nella dura realtà di questo Paese, un Paese fatto di promesse disattese da vari Politici che hanno varcato il cancello dello stabilimento ma che non hanno portato a nulla di concreto, un Paese che tiene lontani investimenti esteri perché compare ai primi posti della classifica dei Paesi più corrotti al mondo, ove hanno peso le connivenze tra poteri forti, gli intrighi, le conoscenze e i legami articolati ai vari livelli.

un Paese dove chi ha i giusti agganci ed una forte disponibilità economica, può pilotare gli eventi e le sorti, un Paese dove persino la libertà di stampa e informazione è stata trascinata agli ultimi posti nel mondo, dove basta qualche telefonata per creare terra bruciata intorno ad una questione, azzittendo persino i Mass Media e relegando in un limbo di silenzio.

OGGI CI VERGOGNIAMO DI ESSERE ITALIANI E DI APPARTENERE A QUESTO PAESE!

Ci si è illusi che il Governo, del resto fautore di una meschinità quale il Jobs Act, che priva i lavoratori di diritti e dignità imprescindibili, in una sorta di servilismo a Confindustria e alle direttive Europee, potesse tenderci una mano, per salvare migliaia di famiglie dal baratro di una squallida operazione che strappa via qualsiasi futuro, fino ad annichilire.

Presidente, nel suo discorso tenuto in occasione della festa della Donna o come, giustamente sottolineato da Lei, nella giornata di Commemorazione della Donna, ha evidenziato quanto sia fondamentale l’apporto delle Donne nella società e nel Lavoro, di come Esse stiano pagando in particolar modo gli effetti di questa crisi. Niente di più giusto, tanto che le DONNE della Ericsson di Marcianise, avevano già elevato un grido di aiuto nel sottolineare la loro condizione. Grido colto e ascoltato dalla Presidente della Camera Boldrini, che le ha ricevute, ma al quale non è seguita nessuna azione concreta.

Caro Presidente, scriviamo a Lei, perché abbiamo ancora bisogno di continuare a credere nelle Istituzioni di questo Paese, forse oggi più che mai. Non c’è più tempo per dare credito alle chiacchiere.

Non c’è più né la forza né la pazienza, ma sta avanzando in tutti NOI una frustrazione devastante, che fa paura a noi stessi.

Abbiamo bisogno di qualcuno che faccia la differenza, in questa sorta di girone dantesco fatto di false promesse.

Forse chi non ha mai vissuto questi luoghi, non conosce la realtà drammatica, di quella che oggi è nota solo come la “Terra dei fuochi”. Una terra arida dal profilo sociale, devastata, violentata, in cui si è dato luogo ad un biocidio, frutto delle connivenze tra malavita e politica, sulla quale incombe l’incubo delle malattie oncologiche:non è raro per noi che viviamo in questo territorio, avere o avere avuto un familiare colpito da quella “mano nera”, chiamata tumore che falcia e porta via le vite di bambini, di giovani, di adulti, in maniera indifferenziata. Fino ad oggi abbiamo resistito perché ci siamo quasi trovati a scegliere, per noi e le nostre famiglie, tra: Morire di malattia o Morire di fame. Oggi, le istituzioni,  grazie al loro silenzio e disinteresse, stanno scegliendo semplicemente di farci MORIRE!

Può un Paese civile consentire tutto questo? Può un Paese come il nostro, insidiare nei Lavoratori questo seme della disperazione, dell’alienazione totale, della rabbia che potrebbe portare a compiere gesti inconsulti? Non è forse questa istigazione al suicidio? Non è quasi una nuova e moderna forma di Olocausto? Ebbene si, perché quel 27 Gennaio u.s., data dell’annuncio della cessione da parte delle Ericsson, che paradossalmente è anche il giorno convenzionalmente dedicato al “Non dimenticare la shoah” è diventato anche il nostro “giorno della Memoria”.

Citando un suo predecessore, ci lasci affermare che: NOI NON CI STIAMO e NON VOGLIAMO STARCI A QUESTO GIOCO AL MASSACRO, perché questi Esimi Signori stanno giocando con le vite e con il futuro di tutti noi, dei nostri cari e dei nostri Figli, fino a rubarcelo…in quel famoso SILENZIO di chi non dovrebbe consentirlo, in uno STATO di DIRITTO come il nostro.

 

Attendiamo trepidanti, un suo cortese riscontro.

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