Le accuse di Roberta, Daniele e Gabriele Russo per l’esclusione dal novero dei Teatri di Rilevante Interesse Culturale
NAPOLI – La politica è entrata nel teatro a gamba tesa e la commissione esaminatrice è incompetente. E’ l’unica spiegazione plausibile per l’esclusione del teatro Bellini dal novero dei Teatri di Rilevante Interesse Culturale (Tric) e il suo “ricollocamento”, che di fatto è un declassamento, nei Centri di Produzione. Questa l’inquietante conclusione emersa dalla conferenza stampa che Roberta, Daniele e Gabriele Russo hanno avuto con la stampa e il pubblico nella sala di Via Conte di Ruvo, apparsa singolare perché smontata per dare spazio alla produzione “Dignità autonome di prostituzione” che coinvolge tutto il teatro con una imponente macchina organizzativa. Nell’aria l’amarezza, la delusione, l’incomprensione dei tre figli d’arte, sempre “compos sui”, ma determinati nei loro convincimenti. “Abbiamo rinviato di una settimana la conferenza stampa che avremmo fatto il giorno dopo la notizia per evitarvi di avere di fronte tre persone distrutte e infuriate”. E’ l’incipit di Daniele Russo accolto con un caldo applauso. “In questa lunghissima settimana- ha continuato- il pubblico ci ha riempito di attestati di stima e di solidarietà, con ogni mezzo, per tutto quello che il Bellini ha fatto in questi anni”. Con voce ferma ha dato subito l’assicurazione che tutti si aspettavano anche se con legittima preoccupazione e incertezza. “Abbiamo avuto il tempo di riprenderci, riflettere e rilanciare perché non siamo qui per piangerci addosso. Non siamo venuti per dire che dismetteremo o ridimensioneremo. Il Bellini non è nostro, ma è della città, è dei napoletani. Lo è anche il nostro progetto che è di portata e levatura nazionale”. Ha, quindi, esternato la sua delusione. “Siamo solo all’inizio di un cammino che, per quanto riguarda noi tre, è iniziato solamente cinque anni fa. E’ un cammino lunghissimo e ne siamo consapevoli, ma un incidente di percorso come questo non ce lo aspettavamo minimamente visto il cambio assoluto di direzione che avevamo dato a una struttura che ha una vocazione privata, ma che invece si è a volte anche sostituita in città a chi aveva un ruolo e non riusciva a portarlo avanti. Lo facciamo perché pensiamo che sia l’unico modo in cui si possa fare teatro, perché ci piace e non per coprire un vuoto esistente”. Poi la domanda ovvia e l’accusa alla politica. “Oggi ci interroghiamo sui motivi di questa bocciatura e che il Ministero ci rilancia come spostamento in altra categoria. Per chi, come noi, ha letto attentamente il decreto la prima cosa che balza immediatamente all’occhio e che fa riflettere è che le istitituzioni locali si sono battute eccessivamente per salvare una situazione da salvare, e sottolineo da salvare, dimenticandosi di realtà che sul territorio invece lavoravano dando dei riusultati. Non vorremmo pagare noi lo scotto di una scelta più politica che altro. Siamo contenti che la città di Napoli ritrovi un ruolo preponderante nel panorama nazionale teatrale e culturale, ma non dobbiamo essere noi a pagare questa scelta”. Daniele Russo è passato, poi, ad esprimere una serie di perplessità e di dubbi. “Non immaginiamo un altro modo di fare teatro e interroghiamo le istituzioni su quello che intendono che il Bellini possa e debba fare ricollocandoci in un’altra categoria non ancora formata che si chiama Centri di produzione. Non conosciamo quali saranno i nostri partners, mentre vediamo che i teatri che lavorano in una determanata direzione e con determinate strutture, cosi come facciamo noi, si trovano nelle categorie di Teatro nazionale o di Tric, che oltretutto posssono collaborare insieme e coprodurre”. Quindi i suoi timori e le sue preoccupazioni. “Ad oggi e a naso pensiamo che questi Centri di produzione potranno diventare il contenitore entro il quale si troveranno tutta una serie di enti che fanno un tipo di programmazione, senz’altro valida, ma diversa dalla nostra, come quella meramente commerciale. Non vediamo, perciò, come omologarci, come ritrovarci in questa situazione”. Con malcelata ironia ha lanciato, poi, un interrogativo: “Se producendo nel triennio dai Punta Corsara a davide Iodice, da Gabriele ad Alessandro Gassman, se commissionando testi a Valeria Parrella, Vitaliano Trevisan, Maurizio De Giovanni, se avendo un’accademia diretta dal maestro Davio Manfredini, se ospitando da Pippo Del Bono a Emma Dante, con la quale si parla di coprodurre nel triennio, non siamo di rilevante interesse culturale, che cosa siamo? Commerciali e partitetici ad altri nostri colleghi in città, tolto il Teatro nazionale? Ce lo spieghi il Mibact”. In conclusione un messaggio di speranza, un monito e un avvertimento al Ministero e alla Regione. “Il quadro è ancora nebuloso perché il Ministero deve ancora chiarire in compagnia di chi saremo e quali saranno le risorse che verranno assegnate alle singole strutture. Una cosa è certa che siamo la terza ruota del carro. Chiediamo al Mibact che sia preservata la qualità in questi Centri di produzione perchè non vorrei trovarmi in compagnia di chi non ci è omologo. Chiediamo alla Regione di difendere un progetto che evidentemente aveva dato per scontato perchè non ho visto battagliate per noi. Noi la politica non l’abbiamo messa in campo perchè siamo per il “fare”.
Non vorremmo essere l’esempio di un’Italia che non funzione perchè in questi anni abbiamo cercato di non essere referenziali, di aprire al contemporaneo, di rispechiare le esigenze culturali di una città che stava andando un pò allo sbando, lavorando veramente tanto e dimenticandoci i tavolini.
Tra tre anni ci ripresenteremo ancora più agguerriti di adesso per entrare nei Tric perchè per noi è il luogo che spetta a questo tipo di progetto. Ma ci chiediamo: si può solo lavorare per avere qualche cosa oppure dobbiamo sederci anche noi ai tavolini perchè solo politicamente si ottiene tralasciando, poi, i risultati?». Certamente non è escluso che la decisione finale sarà rimessa alla giustizia amministrativa. «I ricorsi forse li faremo anche noi-hanno informato Roberta e Gabriele. Chiederemo gli atti ci informeremo, ma adire la giustizia lascia il tempo che trova nel senso che non sarà certo il nostro ricorso a fermare i Teatri nazionali e i Tric”. All’indomani della notizia che alla Campania non era stato riconosciuto nessun tric, la Regione aveva manifestato il suo rammarico e disappunto non escludendo la possibilità di ricorrere al giudice amministrativo dopo avere esaminato le motivazioni della decisione ministeriale. Sta di fatto che da Palazzo di Santa Lucia non è venuto nessuno alla conferenza stampa.
Mimmo Sica