Il racconto di Patroni Griffi è stato rappresentato con la drammaturgia e la regia di Giuseppe Sollazzo
NAPOLI – “Storie naturali e strafottenti”, dalle opera di Giuseppe Patroni Griffi, inanella il quarto successo con “Ragazzo di Trastevere”. Il racconto è stato rappresentato al Ridotto del Mercadante con la drammaturgia e la regia di Giuseppe Sollazzo. Scritto nel 1955, insieme a “Un ospite di passaggio” e a “D’estate con la barca” costituiva una omonima trilogia. Racconta la storia di un giovane proletario romano, Otello, che, terminata la seconda guerra mondiale, cerca di superare la povertà con il mercato nero e prostituendosi prima a Trastevere e poi nella elegante e ricca Via Veneto, “inventandosi” una bisessualità sentimentalmente sofferta. Ha contratto un matrimonio riparatore con una ragazza, che poi ha abortito, e che ha lasciato quando ha scoperto di essere diventato oggetto del desiderio e del piacere carnale di uomini facoltosi. Ha un sussulto quasi catartico quando crede di potere creare con il ricco e spregiudicato Guardalupo un rapporto di pura amicizia, ma, disprezzato per la sua ignoranza e per le sue umili origini, subisce l’umiliazione della menzogna, dell’inganno e dell’abbandono. La storia anticipa, per poi quasi giustapporsi, quella narrata in “Ragazzi di vita” pubblicato nel 1956 da Pier Paolo Pasolini. Nonostante le assonanze siano solamente apparenti, il successo del romanzo dello scrittore bolognese, che aveva assunto un ruolo centrale nel panorama della cultura italiana, finì con oscurare quasi del tutto il lavoro del drammaturgo napoletano. Giuseppe Sollazzo ha affermato che “Patroni Griffi fa con le parole quello che Picasso ha fatto con il volto umano, il quale, spostando gli occhi e i nasi e mettendoli dove non dovrebbero stare, ci costringe a guardarli meglio; così, nel ragazzo di Trastevere, le parole non sembrano imbalsamate dall’uso, sono le parole di sempre ma con l’abito della domenica. Una scrittura che ha la forza di un linguaggio che parla della vita, senza essere il linguaggio della vita. Un linguaggio alto, letterario, con il quale ci racconta le vicende di personaggi – come scriveva Moravia – “dalla vita semplice fino al mistero”. Otello è un anti-eroe dei nostri tempi, troppo povero per permettersi una morale, ma tanto spavaldo da battere i pugni sul tavolo del destino per chiedere la propria parte di felicità. In fondo è un uomo come tanti, verrebbe da dire come tutti: con la paura della morte e bisognoso di amore». Riteniamo che, in una virtuale scala di valori, “Ragazzo di Trastevere”, è sensibilmente distante da “La morte della Bellezza”, e un pò meno da “D’estate con la barca”. Nessun confronto con “Il mio cuore è nel Sud”, se non altro per la sua natura di radiodramma. Il testo è piuttosto povero e, nonostante la bravura dei protanonisti, non abbiamo provato emozioni di forte intensità così come invece è accaduto, in misura differente, per le due precedenti rappresentazioni. Anche la tematica affrontata è meno incisiva anche se di estrema attualità. C’è più pragmatismo (la necessità di sopravvivere più che vivere in una società che viene fuori da un conflitto mondiale povera di risorse e di valori) e meno sentimento. C’è più patos legato alla quotidianità che a una dimensione esistenziale e di genere. Ancora, e ci riferiamo al confronto con “La morte della bellezza”, non c’è quel salto di qualità che fa assurgere a virtù quello che nello stereotipo è vizio, conferendogli una pari dignità, e restituendoci un grande Patroni Griffi, lungimirante precursore dei tempi attuali. Nella doppia veste di narratori e di interpreti, in scena gli attori Anna Ammirati, nel ruolo di Dora e di Fernando Guardalupo, Davide Paciolla in quelli di Dan e di Fiocca, Michele Costabile nei panni di Otello, il personaggio protagonista del racconto. Le scene dello spettacolo sono di Luigi Ferrigno; i costumi di Zaira de Vincentiis; il disegno luci di Gigi Saccomandi; la produzione è del Teatro Stabile di Napoli.
Mimmo Sica