Al Mercadante applausi a Re Lear anche senza la scena

Lo sciopero della maestranze dello Stabile di Catania impedisce di allestire la scenografia nel teatro napoletano per la tragedia di William Shakespeare, per la regia di Giuseppe Dipasquale, con Mariano Rigillo nei panni del protagonista

“Non abbiamo potuto portare con noi la scena che è una parte fondamentale dello spettacolo. Crediamo nella solidarietà ai nostri dipendenti, ma crediamo molto anche nella funzione del teatro. Per questo motivo la compagnia degli attori, da Mariano Rigillo a tutti i suoi colleghi, vuole testimoniare, anche in una condizione di difficoltà, che è importante oggi che il teatro si faccia  perché in qualche modo possa gridare la propria vitalità. Per questo vi chiediamo di emendare, di giustificare uno spettacolo di cui non vedrete la scena, ma vedrete il suo cuore che sono gli attori. Pertanto grazie e buona serata”. Così Giuseppe Dipasquale, regista e direttore del Teatro Stabile di Catania ha “presentato” al pubblico del Mercadante, dopo il debutto allo Stabile di Catania  che lo produce insieme allo Stabile di Napoli, Lear, la storia di William Shakespeare, di cui ha curato l’adattamento e la regia, con la traduzione di Masolino d’Amico. I fatti di cronaca sullo sciopero dichiarato dai lavoratori dello Stabile di Catania e sulla iniziativa del Slc Cgil, delle Rsu e dei lavoratori del Teatro Stabile di Napoli che hanno comportato un ritardo di 15 minuti dell’inizio dello spettacolo sono noti.

 

Protagonista nel ruolo del grande personaggio shakespeariano,  è Mariano Rigillo. Con lui, in scena, Anna Teresa Rossini (il Matto), Sebastiano Tringali (Gloucester), David Coco (Edmund), Filippo Brazzaventre (Kent), Silvia Siravo (Cordelia), Giorgio Musumeci (Edgar), Luigi Tabita (Regana), Cesare Biondolillo (Re di Francia/Oswald), Enzo Gambino (Curan), Roberto Pappalardo (Goneril). Le scene dello spettacolo sono firmate da Giuseppe Dipasquale; le opere in scena sono di Angela Gallaro, che ha concepito anche i costumi; le musiche sono di Germano Mazzocchetti; i movimenti coreografici di Donatella Caprao; le luci di Franco Buzzanca. Una precisazione va fatta subito: il cuore citato da Dipasquale ha pulsato e vibrato forte fin dalle prime battute grazie alla maiuscola interpretazione di Mariano Rigillo, che è approdato al Lear del Bardo con l’autorevolezza acquisita in oltre sessant’anni di straordinaria carriera, e alla bravura degli altri artisti. In 180 minuti, intervallo incluso, l’attenzione in sala (sorprendentemente qualche poltrona era vuota) è stata sempre alta  e al termine dello spettacolo il pubblico ha applaudito a lungo e con calore, con un accenno di standing ovation. L’opera si intreccia su due storie. La secondaria di Gloucester serve per esaltare quella principale di Lear che, come ha detto il regista, “è tragicamente solo sul cammino dell’espiazione del dolore, ma non potrà né salvare se stesso né tantomeno il mondo che inesorabilmente si è incrinato”. Il Re Sacro abdica a favore delle figlie e vuole dividere in parte eguali il regno. In cambio chiede loro un atto di fede. La più piccola,Cordelia, non può esprimersi con la verità che le chiede il padre e viene ripudiata. Le altre due sorelle fingono e ottengono tutto il regno. Quando riveleranno la loro perfida natura per il re sarà la fine di tutto. Lear, che per Rigillo “è l’incarnazione di chi pretende il bene assoluto; in questo senso è il compendio di tutte le ‘autorità’ del teatro elisabettiano” cerca nella follia la catarsi per la sua tracotanza (“mi spoglio del mio regno-che è il corpo del re- per rendermi solo divino”) e per il superamento del dolore, ma la trova solamente nella morte.

Mimmo Sica

(Foto da youtube)

Condividi sui social network
  • gplus
  • pinterest